Ma io dico: poniamo che Matteo Renzi sia l’essere più abominevole mai apparso sulla scena politica italiana. Antipatico arrogante incompetente chiacchierone falso vanesio inconcludente indisponente presuntuoso insolente. Naturalmente vecchio democristiano, nemico giurato della sinistra, uomo dei poteri forti, agente del Mossad. Un buono a nulla capace di tutto. Poniamo tutto questo. Poniamo poi che a Bray riesca a Roma il gioco che funzionò con Pastorino in Liguria, che la Balzani a Milano faccia lo sgambetto a Sala, che a Napoli la farsa delle primarie travolga la Valente. Poniamo che nel frattempo e dopo qualche imboscata parlamentare vada a segno, che il governo perda consensi nei sondaggi, che l’Europa ci emargini. E, infine, poniamo pure che vada male il referendum di ottobre, che Renzi – come ha annunciato – di conseguenza si dimetta e vada a casa.
Insomma, poniamo tutto quello che volete. Adesso cambiate prospettiva, e immaginate questi scenari tradotti in realtà, dal punto di vista dei quattro signori in foto. Visualizzate ognuno di loro a casa, sul punto di andare a dormire, dopo una delle gloriose tappe di questa Guerra Santa. Fotografateli in quel classico momento in cui ognuno di noi ricapitola la giornata, pensando alle cose fatte e a quelle da fare, e tira quei piccoli bilanci che – a volte – fanno dormire meglio. Provate a entrare nella loro testa. “Ha avuto quello che si merita. E io ho aperto la strada. Ora si ricorderanno di me”. “Senz’ e me, cca nun se cumbina niente. Lo doveva capire”. “Ora ha finito di prendermi per il culo per lo streaming, socc’mel”.”Cazzo, l’ho mandato a casa. Quel piccolo stronzo credeva di farcela a distruggermi”, pensa l’ultimo. Poi i quattro mettono la testa sul cuscino. Dormono sonni tranquilli, agitati, placidi, disturbati: questo non lo sappiamo. La mattina dopo si affrettano – gongolanti – a leggere le loro trionfali dichiarazioni sui giornali. Che, esattamente dal giorno successivo, non li cercheranno più.