Il duello Iacoboni-Boschi

Sull’intervista rilasciata da Maria Elena Boschi a Jacopo Iacoboni sulla Stampa si sta sviluppando in rete una discussione interessante, a partire dalla genesi del colloquio. Iacoboni glielo chiede l’altro ieri su Twitter, lei accetta pubblicamente, ieri si sentono, stamattina la pubblicazione.

Partiamo da quello che mi piace dell’intervista. Mi piace la modalità. Ci sta che un giornalista la chieda pubblicamente, ci sta che un ministro risponda affermativamente (oppure no, ovviamente), e che lo faccia in rete, in tutta tranquillità. Poi mi piacciono le iniziali, incalzanti – come si dice – domande di Jacopo (“Ministro, lei conosceva Gemelli?; “Lei sapeva che la Guidi aveva un compagno etc…?”; “La Guidi ha mai manifestato insistenza su quell’emendamento?”). Alle quali la Boschi risponde in maniera precisa.

Poi però l’intervista scivola verso un copioncino tutto noto. Iacoboni non fa domande, ma espone tesi politiche. Controbatte alle risposte del ministro senza lasciare ulteriore diritto all’intervistato (c’è un “Non direi” senza possibile replica che è un’offesa ad ogni manuale di etica giornalistica), le sue domande sono tutte un “Sento dire”, “C’è incapacità”, “Un ministro non è un passacarte”. E si conclude stancamente parlando a lungo di Banca Etruria e dintorni.

Questa seconda parte del colloquio è inutile e fastidioso. Le domande sono preconfezionate e stantie, le risposte altrettanto. Comizietti politici da una parte e dall’altra. Ed è un peccato. Perché Iacoboni aveva uno scoop a disposizione, e l’ha sprecato facendo prevalere nell’insieme le sue convinzioni. E la Boschi è certamente in grado di fornire risposte più adeguate del richiamo ai classici “poteri forti che sono contro di noi”.

Qual è la conclusione di questa riflessione? E’ che un nuovo e adeguato modo di fare giornalismo, trasparente nelle sue procedure, che non faccia mai nessuno sconto ai politici, li inchiodi sui fatti alle loro responsabilità, è bene che venga avanti. A condizione che non mostri mai nessun pre-giudizio, che si liberi da ogni forma di tifoseria. L’intervista di stamattina prometteva bene, è partita meglio, si è persa nelle pessime esigenze di schieramento. Il bravo e sveglio Iacoboni ha dovuto fare i conti con il suo “posizionamento” (per dire, lui è uno dei twitteri più compulsivi che ci siano. In rete sembra molto più un politico che un giornalista). E il dialogo con il ministro, serrato e incalzante all’inizio, rilascia alla fine il solito sapore. Nessuno va in cerca di un brandello di verità, ognuno finisce per affermare la sua. Un dialogo tra sordi che non serve a nessuno.