Ieri sera mi invitano a Piazza Pulita. Una bella auto con gentile autista mi recapita negli studi che sono in capo al mondo, firmo liberatorie, passo dal trucco, mi accomodo con altri ospiti (Gomez, Migliore, Freccero) in un piccolo teatrino dove passano le immagini di Otto e mezzo, in onda nel frattempo. Ospite della Gruber, con uno show in solitaria da una piazza di Augusta, il deputato Di Battista, ogni tanto stancamente interrotto dai sorrisini sardonici di Paolo Mieli. Sigla finale, promo di Piazza pulita (titolo: “La sfida”, sullo sfondo Renzi e Di Maio. Boh…), pubblicità, ed entriamo in studio. Si parte con una stralunata intervista a Freccero (su Renzi, of course. Anzi, sulla sua evidente crisi). Poi ci accomodiamo noi per il dibbbattito, e in video riappare Di Battista, che riprende il filo dello show precedente. Inutile dire del cosiddetto merito delle cose: qualunque argomento viene triturato nel mixer della propaganda, della sovrapposizione dei temi, scanditi dagli applausi a comando per Di Battista, che scattano alternativamente in studio e ad Augusta. Quando, finalmente, riesco a fargli una domanda (“Scusi, ma queste mozioni di sfiducia che presentate in continuazione non le sembrano iniziative di propaganda un po’ infantili?”), il deputato ci lascia perché si è fatto tardi, dicendomi “questa è una sua opinione”. Grazie del pensiero. Perlomeno – mi dico – ora si potrà discutere, visto che si volta pagina. Infatti parte un nuovo servizio. Con una bella intervista al deputato Di Maio, a conclusione della quale Formigli ci annuncia trionfante che è in arrivo in collegamento il deputato Fico. Due rispostine sulla democrazia (!?!) interna del M5S e via, finalmente liberi io, Gomez e il buon Migliore. Mentre lascio lo studio, vedo arrivare la Camusso. Mi faccio una vaga idea del resto della trasmissione.
Di ritorno a casa, nella bella auto con gentile autista, mi dico “ma io che ci vengo a fare in questi posti?”. Mi cresce la reputazione lavorativa? Direi proprio di no. I miei clienti non sanno niente delle astruserie di cui discutiamo, la TV la usano per addormentarsi dopo giornate impegnative. C’è qualcuno interessato alle cose che dico e che penso? Può darsi, magari le dirò altrove. Mi aumentano gli amici in rete? Sì, e mi fa pure piacere. Ma poi arrivano anche gli haters (e quelli del M5S hanno sempre un approccio sgradevole, un po’ squadristico e fascio). Allora vado in Tv per essere riconosciuto per strada? Probabilmente. Capita che qualcuno mi ferma e si complimenta, nella metro c’è spesso uno che fa “hai visto, è quello di ieri sera”. Ma si può essere ancora così stupidamente narcisisti, passati i 60? La risposta arriva stamattina. Me la fornisce il barista di via Merulana, con ruvida (e simpatizzante) semplicità: “Aoh, ma tu che ce vai a fa’, in quelle gabbie di matti?”.
E dunque, per un po’, non ci andrò in Tv (sento già partire un fragoroso “chi se ne frega”). Almeno fino a quando non si potrà discutere con un minimo di serietà (non avverrà mai, penso…). Fino a quando penseranno di coprire le asimmetrie dei talk con foglie di fico, tipo il “poi c’è Velardi, renzianissimo”, come dice la brava Sardoni. Fino a quando i miei amici giornalisti non la smetteranno di travestirsi da vittime del regime renziano. Il regime sono loro, dentro quella scatola. Fuori c’è il mondo, che va da un’altra parte.