Cari militanti del Pd,
forse è venuto il momento di fermarvi (solo un attimo) a riflettere e usare per benino la testa. Siete – nella sostanza – l’unico partito italiano degno di questo nome: non c’è classe dirigente (ahinoi) all’infuori della vostra. Siete l’architrave, il motore immobile di un sistema che non solo fa acqua da tutte le parti, ma è anche – al momento – bloccato, perché privo di alternative spendibili e credibili di governo (come ai tempi della Dc, guarda un po’…). Il vostro leader fiorentino governa come può (e sa) su un Parlamento fatto dei seguaci di tre leader che non sono più tali. Eppure nel giro di un paio d’anni ha fatto più riforme che negli ultimi venti, e l’Italia è ad un passo dal varare una riforma costituzionale che può gettare le basi per un cambiamento vero, duraturo, strutturale.
Bene. Se questo è il quadro, mi permetto di dirvi che nei prossimi, decisivi sei mesi, sarà bene che vi diate una calmata. Ma seria. Non innervositevi e non deprimetevi, non cadete nelle provocazioni, non accettate il terreno della rissa sul quale vogliono spingervi gli avversari. Prendete un bel respiro, immaginate quanto di peggio potrà accadere da qui a ottobre, dipingendo il quadro a tinte più fosche che potete, e guardate fisso all’unico, solo obiettivo: convincere il numero maggiore di italiani che bisogna mobilitarsi in forze e andare a votare per il sì al referendum.
Per esempio non fasciatevi la testa se le amministrative non andranno granché. Sarà normale perdere a Napoli, dove avete già perso nel 2011 e avete continuato a fare brutte figure, senza soluzioni di continuità, fino ai giorni nostri. Sopportate, se ci sarà, una sconfitta a Roma: ci sta, solo a scorrere le cronache di questi anni. Preoccupatevi di Milano, magari dicendo al vostro candidato di non travestirsi goffamente da uomo de sinistra. Difendete Torino, magari facendo sorridere Fassino. E presidiate Bologna, Trieste, Ravenna, Cagliari, Salerno e gli altri mille comuni al voto. Per quanti guai possano aver combinato, anche dopo giugno i vostri amministratori sono e resteranno l’ossatura della classe dirigente del paese.
Sempre per esempio: prendete un respiro – ma grande – e cambiate atteggiamento sui Cinquestelle. Capisco che è tanta la voglia di render pan per focaccia: tanti inquisiti a noi, ora comincia a toccare ai vostri. Ma così non si va da nessuna parte. Si alimenta solo una rissa che porta comunque acqua al mulino della demagogia e dello sfascismo, e in definitiva danneggia la sola forza che cerca, tra mille stenti, di rivalutare funzioni e ruolo della politica. Lasciate che i Cinquestelle vadano per la loro strada. Hanno esaurito la loro forza propulsiva, siatene certi. Non scompariranno, da qualche parte vinceranno pure, ma non dimenticate che hanno presentato liste nel 19% dei Comuni. Non sarete sconfitti dal grillismo. (Piuttosto, sappiatelo, prima o poi la destra rinascerà. Sarà con loro che dovrete tornare a fare i conti).
Ancora: prendete un altro gigantesco respiro, andate in apnea e – mi costa un’enorme fatica dirlo – seguite pedissequamente le indicazioni del vostro leader a proposito di giustizia. Lasciate che i magistrati facciano il loro lavoro e perseguano i ladri, mettendo anche nel conto sviste e topiche, ingiuste crocifissioni sui media, volgari generalizzazioni sulla politica. Tollerate che Davigo faccia i suoi proclami, che Scarpinato/Torquemada esponga le sue folli teorie sui giornali. Se il referendum sarà vinto, si potrà finalmente lavorare per ricreare quell’equilibrio democratico tra i poteri dello stato che da quasi 25 anni non esiste più.
Infine: scorrete, fugacemente ma con graaande rispetto, le alate considerazioni dei 56 costituzionalisti, sorridete benevolmente per le dichiarazioni à la Cacciari (“La riforma è una puttanata, ma voterò sì”), glissate sulle paginate dei giornali che vi spiegheranno – male – che cos’è la riforma. Imparatela voi per bene, con dei bei corsi di formazione, e andate in giro da adesso a parlarne e a spiegarla in maniera comprensibile ai vostri concittadini. Con pazienza, facendo leva su un solo concetto chiave, del tutto assente nel dibattito pubblico e che anche dalle vostre parti scarseggia. Abbiate fiducia negli italiani. E vedrete che alla fine le cose gireranno nel verso giusto.