La riforma costituzionale a Napoli

Siamo due cittadini, io e mia moglie, interessati a sapere qualcosa di più del referendum costituzionale  Quindi, in un assolato sabato di luglio, ci avviamo all’hotel Mediterraneo, dove è annunciata un’iniziativa con Maria Elena Boschi. Arriviamo volutamente  in lieve anticipo sull’orario previsto, le 11, per sistemarci comodamente nelle prime file e ascoltare, dall’inizio alla fine. Obiettivo perseguito con decisione da mia moglie, donna di scuola. Meno da me: avendoli frequentati per decenni, la mia soglia di attenzione in consessi del genere è decisamente bassa.

Lungo la strada dico testualmente a mia moglie: “Guarda, mo’ che arriviamo salutiamo qualcuno e ci mettiamo subito seduti, buoni buoni”. Impossibile. Restiamo accalcati nella hall dell’albergo, e siamo più di un centinaio, fino a alle 11.20, quando ci danno il permesso di salire all’11° piano.

Mia moglie, stoica e disciplinata, riesce a intrufolarsi in uno dei tre minuscoli ascensori, e conquista un posto nelle ultime file. Io resto giù a sbraitare contro gli organizzatori; quando mi decido a salire, la sala è  strapiena. Mi piazzo quindi sulla terrazza dell’albergo, dove – oltre a godermi il panorama e un po’di brezza – potrò ascoltare gli interventi, diffusi da un piccolo altoparlante (non un Geloso, un Bose: la modernità avanza a grandi passi).

La cosa funziona, per un po’. Parla un De Luca, tal Piero. Non deve avere nulla a che fare con l’omonimo Presidente della Regione: ha un’ottima cadenza, non usa mai argomenti polemici, è pacato nei modi e nei contenuti, non fa battute. Poi la terrazza si affolla e il vociare scostumato di tutti (non vi cito nome per nome, ma sappiatelo, siete inqualificabili) sommerge le voci degli oratori. Distinguo Nicodemo solo perchè cita Franzen, un paio di giuristi perché parlano difficile, un altro De Luca dalla voce tuonante (onestamente mi è piaciuto più il primo).

Quando parla la Boschi, sulla terrazza il caos è massimo. Do un’occhiata dentro, ma non riesco a penetrare la barriera dei corpi sudati. Torno fuori, e dalla cassa Bose mi arriva solo qualche aspirata toscana (e anche qualche applauso).

Che fare, diceva quello. Che fare, mi dico a manifestazione in corso, alle ore 12.55. Aspetto mia moglie, spettatrice faziosa, che mi parlerà benissimo dell’intervento del ministro. Nel frattempo mi dedico a maledire gli organizzatori dell’iniziativa, prima di essere travolto dalla calca mediatica (nella foto) che invade la terrazza al seguito della Boschi. A Napoli, siate certi, la riforma costituzionale  non basterà.