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Claudio Velardi 13 settembre 2016 Memoria, Pd, Referendum costituzionale, Renzi, Sinistra

Il normalizzato

Oggi l’Unità mi intervista su un tema che un po’ conosco, diciamo.

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  1. 1
    massimo ricciuti (@massimoricciut) on 13 settembre 2016 at 13:13
    Rispondi

    Velardi, di solito provocatorio e pungente, questa volta si lascia andare a una riflessione dai toni pacati, sereni ma che lasciano trapelare una sensazione di amareza e di tristezza. Si, è triste assistere al viale del tramonto di una personalità come quella di D’Alema che oggi è pronto a accodarsi a quel gruppo sgangherato della “Sinistra radicale” che in questo Paese non supera il cinque per cento. E’ triste assistere D’alema vantarsi di essere riuscito a parlare a trecento persone dentro un cinema. E’ triste proprio perchè Velardi riconoscendo la forte spinta riformatrice che pervase la sua esperienza al vertice dei Ds e poi di Palazzo Chigi adesso in D’Alema non si scorge che l’ombra di un uomo che non vuole accettare che le cose procedano come giusto che sia. In fondo lui ha seminato nella sinistra un forte spirito europeo, dovrebbe essere fiero che su quelle basi è cresciuta una nuova generazione che sta portando a compimento un progetto entusiasmante di cambiamento non solo della sinistra ma , con il SI al Referendum, dell’intero Paese. D’Alema non si rassegna del tempo che passa. Non si rassegna che i ruoli mutino. Avrebbe potuto uscirne molto meglio, avrebbe potuto rivendicare di essere stato il primo. Ma il suo ego è il suo peggior nemico. E’ triste vedere un innovatore trasformarsi in un arcigno conservatore. Ma a pensarci bene è…normale. Purtroppo dannatamente normale.

  2. 2
    francesco contu on 14 settembre 2016 at 01:08
    Rispondi

    Giusto. Ma non dimenticare che assieme avete bombardato la popolazione civile jugoslava (5000 morti)

  3. 3
    massimo ricciuti (@massimoricciut) on 24 settembre 2016 at 22:06
    Rispondi

    Velardi, di solito provocatorio e pungente, questa volta si lascia andare a una riflessione dai toni pacati, sereni ma che lasciano trapelare una sensazione di amareza e di tristezza. Si, è triste assistere al viale del tramonto di una personalità come quella di D’Alema che oggi è pronto a accodarsi a quel gruppo sgangherato della “Sinistra radicale” che in questo Paese non supera il cinque per cento. E’ triste assistere D’alema vantarsi di essere riuscito a parlare a trecento persone dentro un cinema. E’ triste proprio perchè Velardi riconoscendo la forte spinta riformatrice che pervase la sua esperienza al vertice dei Ds e poi di Palazzo Chigi adesso in D’Alema non si scorge che l’ombra di un uomo che non vuole accettare che le cose procedano come giusto che sia. In fondo lui ha seminato nella sinistra un forte spirito europeo, dovrebbe essere fiero che su quelle basi è cresciuta una nuova generazione che sta portando a compimento un progetto entusiasmante di cambiamento non solo della sinistra ma , con il SI al Referendum, dell’intero Paese. D’Alema non si rassegna del tempo che passa. Non si rassegna che i ruoli mutino. Avrebbe potuto uscirne molto meglio, avrebbe potuto rivendicare di essere stato il primo. Ma il suo ego è il suo peggior nemico. E’ triste vedere un innovatore trasformarsi in un arcigno conservatore. Ma a pensarci bene è…normale. Purtroppo dannatamente normale.

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