Qualche settimana fa mi chiamano a discutere di referendum in una città del Nord. Una cinquantina di persone si interrogano con passione e preoccupazione sui contenuti della riforma. Funzionerà, e come, il nuovo Senato? Perché le regioni a Statuto speciale restano tali? Come si comporteranno gli elettori leghisti? Le domande fioccano e – come accade in questa fetta di mondo de sinistra che conosco bene – tendono a tradursi prima in astruse teorie e subito dopo in devastanti autoflagellazioni (non ce la faremo, abbiamo sbagliato qui e là, etc…). Ad un certo punto interrompo la seduta di autocoscienza, e piuttosto bruscamente li invito a smettere di discutere per organizzarsi, uscire fuori e parlare con un po’ di gente, ché altrimenti le flagellazioni vere arriveranno il 5 dicembre, e saranno dolori.
Nei giorni scorsi scopro che persone a me mooolto vicine si sentono anche tre-quattro volte al giorno a telefono per mettere su un comitato per il sì, alternando lunghe valutazioni sui talk Tv della sera prima a elenchi piuttosto risicati e selettivi di amici da invitare. Si prepara una serata in una bella casa napoletana, il cui esito sarà – scoprirò poi – una vivace e sostanzialmente inutile discussione tra persone che si conoscono e hanno opinioni già radicate e infrangibili. Cercare modi e forme per parlare con gli altri, con le persone che stanno fuori del bel salotto? La cosa si sta studiando.
Ieri sera mi sono affacciato in un localino romano assai figo, dove si teneva una assai figa iniziativa per il sì, con importanti e qualificate presenze, e con annessa performance conclusiva di uno stimato professionista in veste di musicista. Tutto molto carino. Salvo che il tempo e le risorse impiegate avrebbero reso cento volte di più se spese in un mercato rionale.
Sia detto con affetto a tutti (parlo di amici, tra i soggetti non citati c’è finanche mia moglie, figuratevi…). Datevi una mossa. Le campagne elettorali non si vincono così, ma conquistando i voti uno ad uno, andando voracemente in cerca di quelli che, al momento, non sanno, sono incerti o contrari.