Ieri, in treno, ho visto su Fb Bebe Vio con il vestito che stasera indosserà alla Casa Bianca, e ho pianto. Mi sono commosso per la bellezza, la gioia, l’amore per la vita che questa ragazza esprime, e che oggi donerà a tutti, nella cena con Obama.
Nel corso della giornata, e poi leggendo stamattina i quotidiani, il vecchio cinico che è in me ha preso il sopravvento: “Certo, una buona mossa di comunicazione questa cena alla Casa Bianca, le eccellenze italiane, l’endorsement di Obama… sto Renzi è sempre un bel paraculo…”. Ma alla commozione di ieri ho continuato a pensare, facendomi delle domande semplici. Insomma, conta di più la felicità schietta, solare, sacrosanta di Bebe in foto o il racconto comunicativo e mediatico che le costruiamo intorno? Sono più vere le mie lacrime o le riflessioni a seguire, le ricostruzioni, i perché reconditi dell’evento di stasera ?
Non mi date risposte complesse o dotte. Sappiamo che siamo tutti immersi in una spirale comunicativa senza troppe vie d’uscita. E sappiamo che il rapporto tra i fatti e la loro rappresentazione penalizza sempre la realtà. Ma guardate che fa bene alla salute e al cuore, almeno qualche volta, cercare di andare alla sostanza delle cose. Che in questo caso è la seguente: c’è una straordinaria ragazza di 19 anni felice di partecipare ad una cena con il Presidente Obama, c’è il nostro capo di governo che stasera porta alla Casa Bianca il volto bello del nostro paese.
PS. Direte che questa storia non c’entra niente con il 4 dicembre. Per me sì. Almeno se ha un fondamento una convinzione che ho già espresso, e cioè che il referendum è una sfida tra chi decide di investire sulla fiducia e chi, invece, non se la sente di farlo.