Non solo oggi o domani, ma da qui al 4 dicembre sarà impossibile parlare di referendum senza pensare agli sfollati di Castelluccio e poi, in sequenza, ai morti di Amatrice, alla montagna spaccata di Castelsantangelo. E sarà impossibile non collegare mentalmente le immagini di questi giorni ai momenti devastanti che hanno segnato le vite di molti di noi (Abruzzo, Emilia, l’Aquila e, indietro nel tempo, Irpinia, Friuli, Belice…). Una catena sempre più fitta di eventi che ci consegna la realtà nuda e cruda di un paese che con i terremoti dovrà sempre più imparare a convivere, adeguando i sistemi educativi, la cultura della prevenzione, le tecniche costruttive, i piani urbanistici. E ridefinendo il nostro essere comunità.
Intorno ad un terremoto gli esseri umani non possono che unirsi. Il nemico è potente e oscuro e noi, per quanto potremo prevenire adeguare ricostruire, continueremo a non sapere quali saranno le sue prossime mosse, quando agirà e come. Di fronte ai suoi colpi ciechi e feroci, la cosa più stupida che la nostra comunità potrebbe fare è dividersi. Quella più giusta (ma anche ovvia) è mettere insieme le forze per rialzarsi dopo i colpi che riceviamo. Certi che alla fine la spunteremo noi e andremo avanti.
Ma un popolo unito, proprio in quanto tale, è anche capace di dividersi: la sua classe dirigente – se è tale – deve saper riconoscere le priorità. E’ cementata dai valori fondanti di ogni comunità umana e capace di affrontare insieme le emergenze, fiera di mostrare unità di intenti verso l’esterno, verso il mondo e nei confronti del popolo in nome del quale amministra. Poi si divide – con misura – nelle scelte quotidiane, nelle opzioni politiche, anche quelle di grande portata come un referendum costituzionale.
L’essenziale è che siano chiari i confini del confronto (dove finisce l’unità e comincia la divisione) e i toni, che invece devono essere sempre, nell’unità e nella divisione, civili, non enfatici, sobri. Innanzitutto per rispettare i nostri concittadini che soffrono. Per tutti, da qui al voto, la sfida nella sfida sarà questa.