Trump e Renzi

Ha parlato la realtà, fregandosene (naturalmente) dei sondaggi, dei giornali e dei media, del politicamente corretto, delle aspettative di tutti. Non vi piace la realtà? Mi dispiace, non è permesso. La realtà si assume per quella che è. Sforzatevi di capirla, non sbatteteci contro.

Negli Usa ha perso l’establishment, e la tendenza pare globale. Tutti noi siamo immersi nel futuro ma ne abbiamo paura, perché il futuro corre troppo veloce. I vecchi modelli di rappresentanza non funzionano più, e i governanti tradizionali non hanno risposte da dare al mondo nuovo.  Per questo andiamo in cerca di nuove leadership, nuovi modelli politici e di governance, nuovi linguaggi, nuovi comportamenti.

Dopo Brexit e gli Usa,  il 4 dicembre sarà la volta dell’Italia. E il vento antisistema soffierà anche qui. Ma qui una leadership antiestablishment ce l’abbiamo: Matteo Renzi non è la Clinton. È un giovane premier che cerca di innovare il sistema contro l’intero personale politico e di governo del passato. Contro la compagnia dei nostalgici, dei rancorosi e degli sfasciacarrozze.

Con la vittoria di Trump, la campagna referendaria può diventare più limpida e chiara. A condizione che il Sì non si metta a fare la guardia al bidone vuoto del sistema. Non c’è niente da difendere, non bisogna temere i barbari alle porte. Sarebbe sbagliatissimo chiedere un voto dicendo “altrimenti finisce come in America”. Qui il vecchio sistema è tutto dall’altra parte. Il Sì italiano è il cambiamento possibile, a portata di mano.