The new Dalemone

E così possiamo squarciare l’ultimo e decisivo velo di ipocrisia che avvolge questa campagna elettorale. Ci aiuta a farlo uno di cui tutto si può dire, tranne che sia un ipocrita. “Se vince il No, niente elezioni anticipate, bisognerà prima cambiare la legge elettorale… il presidente Mattarella nel giro di poche ore individuerà una personalità super partes per formare un nuovo governo”, ha detto ieri Massimo D’Alema, e c’è da credergli. Perché non c’è dubbio che, se vince il No, Renzi si dimette un minuto dopo, che non si andrà a votare, e che si tornerà ad un bel governo tecnico. Quello che aprirà trionfalmente le porte a Grillo nel 2018. Un programma fantastico, sottoscritto da D’Alema e Berlusconi, Monti e Bersani, Quagliariello e Brunetta, Meloni e Salvini, e il resto della compagnia.

D’Alema non è ipocrita, ma è ingenuo (chi lo conosce lo sa), e la lingua ogni tanto gli slitta. Ancora nessuno del fronte del No aveva esplicitato il bel programmino per il dopo 4 dicembre, almeno tra i noisti dal volto (presunto) umano – non parlo dei grillini o di Casa Pound. “Che c’entra il referendum con il governo? Renzi può rimanere anche se perde”, continuano a dire i sepolcri imbiancati, dal signore di Bettola agli emeriti, dagli editorialisti alle anime belle della “discussione nel merito” (che quando poi si discute nel merito se la squagliano come lepri e parlano della “personalizzazione”). Battono e ribattono su questa formuletta ipocrita perché sanno che gli italiani certo non correranno alle urne per ritrovarsi il giorno dopo nei marosi dell’ingovernabilità.

Ora però il momento della verità è arrivato. Quelli di prima vogliono semplicemente cacciare Renzi per fare da stampelle (non avendo, ovviamente, il coraggio di farsi avanti loro) ad un governo tecnico. L’obiettivo perfetto, se vogliamo far risalire lo spread, far ripiombare il paese nell’instabilità, far crollare la credibilità internazionale faticosamente ritrovata, consegnare – senza colpo ferire – il paese agli sfasciacarrozze.

Però la risposta al nuovo Dalemone spetta a voi, amici del Sì, non a Renzi. Il Presidente del Consiglio è stato accorto a eliminare dalla campagna il tema del dopo, forse proprio aspettando che qualcuno commettesse un’ingenuità e lo tirasse esplicitamente fuori. Questo è avvenuto. Non resta che comunicare agli italiani il simpatico disegno.