Eccola, stamattina, l’ultima infornata di sondaggi. Su Repubblica, sul Corriere, sul Messaggero, sulla Stampa, sul Fatto. Tutti danno il No davanti, e le immagini impresse nei grafici a torta dei giornali resteranno scolpite nella memoria del giornalista collettivo e tra i cosiddetti opinion leaders. Gli articoli che leggerete, i commenti televisivi, le chiacchiere di salotto partiranno nei prossimi 15 giorni da questo presupposto: il No è in vantaggio. Ci porteremo dietro questo bias fino al 4 dicembre, malgrado sia dimostrata da tempo l’assoluta inaffidabilità dei sondaggi, dovuta a ragioni (numero di indecisi, campioni non rappresentativi, spirale del silenzio) che oggi Mauro Calise spiega bene sul Mattino.
Poi partiranno le corse dei cavalli, una farsa nella farsa. Come sapete, l’Italia vieta per legge la pubblicazione dei sondaggi dal quindicesimo giorno precedente il voto (un’anomalia pressoché assoluta che ci accomuna, nel panorama internazionale, a Grecia e Ucraina, mentre non esistono limiti in Germania, in Francia, nel Regno Unito e ovviamente negli Usa). Siccome siamo un paese di azzeccagarbugli poco liberali, ci siamo messi questa stupida camicia di forza. Ma siccome siamo anche un paese di ipocriti e di furbacchioni, dai prossimi giorni impazzeranno in rete e nelle redazioni i sondaggi clandestini mascherati da corse di cavalli o automobilistiche. E lì il marketing si darà ulteriormente da fare per dimostrare che il No è largamente in testa, invitando gli indecisi a sbrigarsi a salire sul carro del vincitore. Tutta roba già vista, contro la quale bisognerà indossare una corazza di serenità. Serenità che forse neppure basterà, di fronte alle sciocchezze che i commentatori metteranno in giro sul dopo-referendum. A partire dall’ipotesi, in caso di vittoria del No, di un governo Renzi-bis (espressione che, alle mie orecchie, suona da sola come un’orrenda parolaccia) che circola stamattina sui giornali. Vedrete quante altre ne sentiremo, di queste fesserie.
Insomma bisognerà blindarsi più che corazzarsi, amici del Sì. Oppure fare come mia moglie – combattente solitamente poco incline alla serendipity – che, nella telefonata mattutina, mi ha appena detto di aver visto sul terrazzo di casa delle dialette fiorite in questa strana coda di autunno, dimenticando così per un momento le ansie del referendum. Sforziamoci sempre di scrutare la bellezza della vita. E anche la nostra campagna diventerà d’incanto meno ansiosa, più gioiosa e libera.