L’agitprop/1. Sì nonostante Renzi?

Ok, basta con la terapia psicologica. Da ora in poi l’unico modo per non sentirsi in ansia nelle ultime due settimane diventa stare in rete il giusto (pochissimo, il tempo di leggere qualche post carino, tipo i miei… scherzo) e poi fiondarsi tra la gente. Facendo campagna, ma come si deve. Per questo, signore e signori, da oggi parte il manuale dell’agitprop. Ovvero: regole e consigli su come fare campagna elettorale.

Primo. Impariamo innanzitutto ad affrontare le trappole. E partiamo dalla più pericolosa, con un esempio di scuola: incontriamo un tizio (al bar, sul treno, per strada), lo studiamo rapidamente (cercando di capire come può pensarla sulla base di una prima impressione, magari distorta ma necessaria per il primo approccio) e (sempre con garbo, misura, con un’incertezza studiata per potere cambiare “linea” in corso d’opera) gli chiediamo cosa pensa del referendum. Le risposte, come sappiamo, possono essere diversissime, ma ce n’è una in particolare che – veicolata, imposta dai media – viene ripetuta spesso come una cantilena: “Sì, cambiare va bene, ma questo è un referendum su Renzi. E a me Renzi non piace”.

A questo punto la conversazione può biforcarsi, andare in due direzioni diverse: sta a noi capire quale imboccare. Al nostro possiamo controbattere (a) “Sì, capisco, ma guardi che si vota sulla riforma della Costituzione, non su Renzi”, oppure (b) “Sì, capisco, ma perché ce l’ha tanto con Renzi?”. Risponderemo in un modo o nell’altro cercando di capire a volo quanto sia forte l’opinione critica su Renzi del nostro interlocutore. Ma sapendo anche che le due risposte non hanno lo stesso peso e valore.

Mi spiego. La risposta (a) è debole: a breve – sempre se siamo bravi – può permetterci di portare a casa il risultato (il voto per il Sì), ma sarà reversibile nei prossimi giorni: quando le polemiche politiche contro Renzi arriveranno al diapason o se il nostro interlocutore si incazzerà per una specifica misura del governo. Quindi ripiegheremo sulla risposta (a) se capiamo che non c’è margine per la risposta (b).

La risposta (b) invece è più forte. Difficile farla passare: richiede una buona preparazione su provvedimenti e cifre del governo (evitando di ammorbare l’interlocutore) e sulle condizioni in cui opera.  E anche, magari, la capacità di gestire una complessa discussione sulle indubbie qualità di un leader quarantenne che, unico in Europa, riesce a contrastare populisti e sfasciacarrozze. Sappiate però che, se sfondiamo il muro anti-Renzi costruito dai media, il grosso è fatto. Quel voto avrà una sua consistenza: difficilmente rifluirà verso il No o l’astensione.

In sostanza: la risposta  (a) lasciamola a intellettualoni e vari sopracciò. Tipo Gad Lerner, che oggi dice “Voto Sì, nonostante Renzi”. Con la risposta (b) portiamo a casa un risultato soddisfacente e solido, che varrà anche dopo il 4 dicembre. Alla prossima puntata.