Adesso viene il difficile, prendete carta e penna per gli appunti (a volte meglio i vecchi strumenti per memorizzare…). Oggi entriamo nel merito dei quattro obiettivi generali della riforma, così da rispondere anche a domande e obiezioni pervenute. (Come vi ho già detto, è la mia guru personale Lisa Noja a parlare: io sono responsabile solo delle eventuali inesattezze).
Restituire un senso al bicameralismo, coerente con la funzione storica che ha in tutti i paesi occidentali
- Storicamente il bicameralismo è servito a soddisfare due esigenze: rappresentare le diverse classi sociali (come nel bicameralismo inglese); oppure rappresentare e tutelare gli Stati membri di uno Stato federale (o con territori molto caratterizzati), essendo l’altra Camera espressione dell’intero corpo elettorale (come nel bicameralismo americano e tedesco).L’Italia è un paese con territori forti. Quindi da noi il bicameralismo ha senso se serve a dare rappresentanza agli enti territoriali. Altrimenti è un doppione. Tutte le scelte della riforma sono coerenti con questa visione;
- i senatori sono scelti tra consiglieri e sindaci. Altrimenti si perde il legame con la rappresentanza territoriale e non ha senso avere due Camere. Per la prima volta, finalmente, vi sarà un luogo trasparente in cui chi è chiamato ad applicare le norme sul territorio potrà esprimere un parere nel corso del processo legislativo, quindi a monte e non a valle. Oggi non è possibile: i singoli enti territoriali possono tuttalpiù scrivere al singolo parlamentare, ma non esiste un luogo in cui si possa formare una posizione comune e scambiarsi buone pratiche, trasformandole in proposte normative. La Conferenza Stato-Regioni è un luogo di confronto degli esecutivi, non dei legislatori. Da domani, i cittadini potranno conoscere le istanze portate dagli enti territoriali alla Camera e, se questa non ne terrà conto, ognuno ne risponderà;
- è coerente con la complessità del quadro politico dei singoli territori il fatto che siedano in Senato rappresentanti degli organi elettivi delle regioni e non, come nel Bundesrat, dei governi. Nel Bundesrat le opposizioni non hanno alcuna voce. Secondo il sistema tedesco, per la Lombardia parlerebbe solo Maroni, per la Toscana solo Rossi. È immaginabile in un paese come il nostro?
- proprio in ragione della differente rappresentatività, i senatori italiani non saranno vincolati a un mandato, diversamente dai rappresentanti dei governi dei Länder. Non avrebbe senso garantire la rappresentanza delle opposizioni regionali e poi vincolarle al voto delle rispettive maggioranze;
- è coerente con la funzione di rappresentanza del territorio il fatto che il Senato sia un organo permanente con membri rinnovati a rotazione, ogni volta che in una regione si tengono elezioni regionali.
Ridare al Parlamento la pienezza del suo ruolo di legislatore, accrescendo l’accountability degli eletti e del Governo
- L’attuale sistema è scientemente costruito per rallentare il processo legislativo (Mortati parlava di funzione “ritardatrice” del bicameralismo paritario). Le uniche leggi oggi approvate rapidamente sono quelle di iniziativa governativa che, per la maggior parte, riguardano la politica economica. Se si vuole insabbiare una legge scomoda o su temi sensibili (omofobia, testamento biologico), basta lasciare che il meccanismo bicamerale faccia il suo corso; nessuno ne risponderà, perché “il sistema funziona così”. Distinguere i compiti delle due Camere serve a superare questa impostazione, che ha mortificato il Parlamento e deresponsabilizzato i parlamentari. Con la riforma si saprà cosa fanno i deputati e cosa i senatori. In modo da potere effettivamente tirare le somme a fine mandato.
Valorizzare i territori stabilendone competenze precise, omogenee alle loro funzioni
- Con la riforma del Titolo V, coerentemente con il riconoscimento del ruolo dei territori, si mette esclusivamente in capo allo Stato la funzione di direzione e coordinamento delle politiche strategiche. Tutti i paesi davvero federali hanno Stati centrali molto forti (USA, Germania), perché è proprio dalla definizione di competenze robuste dello Stato, distinte da quelle organizzative e di gestione dei territori, che questi ultimi vengono valorizzati. Non è mai vero il contrario.
Dare stabilità al Governo, e contemporaneamente accrescere gli strumenti partecipativi per combattere l’antipolitica e il senso di estraneità dei cittadini ai processi decisionali
- Con un Parlamento restituito al suo ruolo e alla sua dignità, anche il Governo acquisterà forza e stabilità, senza che venga intaccata la Repubblica parlamentare. Il superamento del bicameralismo paritario metterà rimedio alla bulimia di voti di fiducia e decreti legge che indebolisce e toglie credibilità all’azione del Governo. D’altronde basta alzare lo sguardo per accorgersi che, proprio dove i Governi sono più stabili, i Parlamenti sono più autorevoli: efficacia del processo legislativo ed efficacia del processo amministrativo si tengono insieme;
- al contempo, la riforma potenzia gli spazi di partecipazione dei cittadini: rimane la soglia delle 500mila firme per presentare un quesito referendario e il quorum della partecipazione della maggioranza degli aventi diritto per la validità della consultazione, ma con 800 mila firme si abbassa il quorum, che viene calcolato sul numero dei votanti all’ultima tornata delle politiche; si introducono per la prima volta nella storia repubblicana referendum popolari propositivi e d’indirizzo; si garantisce che le leggi di iniziativa popolare saranno discusse e votate: i cittadini, con 150mila firme, potranno costringere il legislatore a prendere posizione.
Ecco spiegata la “rotondità” del DDL Boschi, la sua coerenza interna, la sua rispondenza a obiettivi sistemici generali. Ora studiate come si deve questi concetti-chiave. E parlatene nella maniera giusta a chiunque. Senza fare i professoroni, senza strologare eccessivamente, senza impigliarvi in discussioni oziose e da azzeccagarbugli. Domani, per un ultimo approfondimento, vi squaderno i numeri che dimostrano la necessità della riforma. (Grazie, Lisa).