Scendere dalla nuvola

E vennero i giorni della fiducia. Nei sondaggi che corrono a mezza bocca nelle redazioni, il Sì recupera consensi. Più in generale, ognuno di noi verifica nella quotidianità, empiricamente, che il No ha fatto più o meno il pieno, e il Sì può conquistare una buona fetta degli indecisi. Siamo contenti. Purché non arrivino i giorni dell’euforia. Non solo per il banale motivo che la campagna è ancora tutta da fare e da vincere, che negli ultimi dieci giorni possono accadere dieci o cento cose nuove e modificare tendenze, umori e pulsioni dell’opinione pubblica. Ma perché dei sondaggi dobbiamo saggiamente continuare a non fidarci.

Cerco per l’ennesima volta di spiegare la faccenda. Il problema non è che i sondaggi sono fatti male. E’ che intercettano in media 1 italiano su 10, e riflettono, più o meno scientificamente, l’opinione di coloro che rispondono all’indagine. Che sono quelli che guardano i talk in Tv e leggono i giornali (cioè una fetta minima, marginale della popolazione), ed esprimono un’opinione sulla base dell’opinione che si forma tra i loro simili che guardano talk e leggono giornali. I quali talk e giornali costruiscono un’opinione cercando di intercettare quello che ritengono che pensino coloro che guardano talk e leggono giornali. Che sono gli stessi che trovano conferma di quello che pensano leggendo giornali e guardando talk che riferiscono la loro opinione presunta. E  che, alla fine di questo circuito infernale – descritto naturalmente con un certo schematismo – rispondono alle indagini. (Nel circuito c’è anche la rete. O meglio, ci sono le minoranze clusterizzate che si danno battaglia in rete. Ma ne parliamo un’altra volta).

Vi siete persi in questo giro pazzo? Vi capisco, ma accontentatevi della spiegazione. Oppure, per semplificare, pensate ad un’immagine più chiara. Tipo una nuvola. Viviamo tutti (giornalisti e politici, opinion leader e blogger, leoni da tastiera, da telecomando e da bar) avvolti in un nuvolone che ci impedisce di vedere il mondo reale. Forse ce lo fa giusto intravedere. Ma è il mondo reale che  il 4 dicembre uscirà di casa e deciderà, magari pochi minuti prima, di votare in un modo o nell’altro. Un mondo che in Tv guarda giochi a premi e talent. Che in rete gioca a burraco. Che con i giornali ci incarta il pesce (almeno una volta a questo servivano, dalle mie parti). Che ai sondaggi non risponde. Mettiamo i piedi saldamente a terra e parliamo con questo mondo vero (che, sia detto tra parentesi, è mille volte meglio di quello che incontriamo sulla nuvola nella quale ci parcheggiamo).