“Gli anziani votano Sì perché non capiscono”, sentenziò qualche settimana fa un quasi settantenne. Ieri, in una bella e affollata assemblea a Foggia, gli over 60 erano in maggioranza. Ma parevano avere le idee molto chiare. “Vogliamo consegnare ai giovani una possibilità di futuro”, mi ha detto uno di loro, aggiungendo qualche irriferibile giudizio sul suo coetaneo inciprignito.
Perché i baby boomers italiani (approssimativamente, sul piano sociologico, i nati tra il dopoguerra e la fine degli anni ’50) sono in maggioranza per il Sì, almeno stando a tutte le indagini? Perché la loro è stata una vita di conquiste, di miglioramenti, di crescita. E ora pensano, con generosità, di poter trasferire ai più giovani una chance. Non hanno da chiedere ancora ma sentono di dover dare. Hanno studiato, spesso a differenza dei loro genitori; hanno conquistato un lavoro, una buona assistenza sanitaria e una degna pensione; hanno maturato una lunga aspettativa di vita (la più lunga al mondo dopo il Giappone). Oggi si godono la cosiddetta terza età: leggono, viaggiano, curano il proprio benessere fisico e mentale, oltre a fare spesso, e con gioia, i nonni (il più bel mestiere del mondo).
Ma gli over 60 guardano con preoccupazione al domani. Perché sono consapevoli che alle generazioni che hanno allevato non è garantito lo stesso, lineare futuro. Hanno visto i loro figli, oggi quarantenni, soffrire per la ricerca di un lavoro, spesso non trovato. Sanno bene che l’orizzonte pensionistico e del welfare è incerto e a rischio (anche per il debito che proprio noi stiamo lasciando ai più giovani). Quindi, altro che “non capire”. Un anziano sa meglio di chiunque altro che bisogna cambiare, per fare ripartire – nelle condizioni nuove – la nostra società del benessere. Mentre, sempre stando alle indagini, proprio coloro che hanno pagato di più la crisi (le generazioni successive, le fasce di età che vanno dai 35 ai 45-50 anni), sembrano non comprendere questa esigenza di cambiamento, e sono più tentati dai richiami populisti, dal ribellismo sterile del No, a volte finanche animati da rancore e invidia sociale nei confronti dei quarantenni che un rinnovamento nel paese lo stanno avviando.
Sono alcuni dei veri paradossi che il voto di domenica scioglierà, io spero positivamente, con la vittoria del Sì. Anche per evitare che si avveri l’ultima profezia dell’anziano inciprignito che, annunciando la vittoria del No, ieri ha detto: “Qualcuno sta già prendendo appuntamenti con me per il dopo referendum”. Dimenticandosi di aggiungere: “Ai giardinetti, diciamo”.