La posta in gioco si chiama governo Renzi

Twitto: “Se domenica gli italiani cacciano Matteo Renzi, sono degli sconsiderati”. Ricevo molti consensi e dissensi, e una risposta sintomatica: “Non ho capito: dovrei votare per una riforma della Costituzione che fa schifo, se no Renzi buca il pallone?”, scrive  Cristian Palazzini, che tocca così il punto cruciale. Che – ovviamente – non è la “riforma che fa schifo” (quasi sempre chi ne dice peste e corna della riforma non ha letto un rigo, tant’è che svicola sempre quando si va al merito), ma il rapporto tra il voto di domenica e le sorti del governo. Un legame che c’è, e solo gli imbroglioni o gli sprovveduti possono negare.

Come ha detto benissimo Angelo Panebianco qualche giorno fa “che il capo del governo si giochi la testa sulla riforma più importante del suo governo mi pare ovvio. Solo nel paese degli irresponsabili il governo lancia una riforma importante e se viene bocciata si fa finta di niente. E se non avesse “personalizzato” Renzi, l’avrebbero fatto i suoi avversari, che infatti lo dicono fin dall’inizio: il No significa ‘mandiamo a casa il premier'”.

Molti imbroglioni (D’Alema, Monti e tutte le finte verginelle del vecchio establishment politico) per lungo tempo hanno fatto orecchie da mercante: “Renzi può restare anche se vince il No”, dicevano. Ad un certo punto il più ingenuo di loro, Bersani, si è tradito: “Se perde, Renzi può restare, magari un po’ acciaccatino…”. Sarebbe per loro lo scenario ideale: un governo infiacchito dal voto; Renzi come un qualunque Mariano Rumor del nostro tempo. In attesa della sconfitta definitiva, per mano dei Cinquestelle.

Tanti sprovveduti a questa anestetizzazione del voto hanno creduto, parecchi in buonafede. Bisogna spiegare loro come stanno le cose. Non può dirlo esplicitamente Renzi, almeno non più di quanto lascia intendere in queste ore. Dovete dirlo voi a chiunque, amici del Sì, con pacatezza e decisione. Ci dispiace, ma per gli sprovveduti non c’è più spazio. Domenica ognuno si assume le sue responsabilità. Con il No il governo va a casa. Le conseguenze le pagheremo tutti.