A 40 giorni dal trauma ha mosso i primi passi in un’intervista a Repubblica. Niente nuovi fuochi di artificio (e avrei voluto vedere), una ricostruzione puntigliosa ma sobria del passato, un po’ di impegni sul futuro (prevalentemente di metodo) da verificare. Nell’insieme il convalescente appare un uomo incamminato verso la maturità politica, non astioso o incattivito verso il mondo che l’ha punito, e neppure particolarmente in ansia per il futuro. Mi sembrano buoni segni.
I suoi e miei amici in gramaglie, che dal 4 dicembre piangono lo scomparso, possono stare tranquilli: Renzi c’è. I molti avversari che lo temono, continuino a preoccuparsi.