La razionalità del meno peggio

Questo pezzo l’ho scritto per ottimistierazionali.it, il sito della Fondazione che presiedo. Buona lettura.

“Scusate tanto, ma ci spiegate come stanno effettivamente insieme ottimismo e razionalità? Non nella teoria, nei ragionamenti astratti, ma concretamente, nella vita di tutti i giorni?”. È la domanda che spesso ci fanno gli amici incuriositi dalla nostra impresa. Ma a volte ce lo chiediamo anche noi, quando, nella quotidianità, i due termini non funzionano insieme, o quando uno dei due risulta palesemente inutilizzabile (l’ipotesi estrema – l’impossibilità dell’impiego contemporaneo di entrambi – non la prendo nemmeno in considerazione).

 

In quei casi, hai voglia a sciorinare i dati indiscutibili sul miglioramento delle nostre vite, sulle prospettive luminose della rivoluzione della rete o sulle infinite nuove possibilità che si aprono per l’uomo contemporaneo. Se una determinata realtà induce allo sconforto e al pessimismo, nessun alato discorso può bastare ad iniettarci non dico un po’ di fiducia ma neppure un barlume di speranza. In quei casi bisogna semplicemente ridimensionare le ambizioni e fare appello alla razionalità (depurata dall’ottimismo) per limitare i danni della realtà che non piace, aspettando pazientemente tempi migliori.

 

Se non vi è ancora chiaro, sto parlando dello stato – come dire – problematico del nostro sistema politico, nei confronti del quale c’è poco da essere ottimisti, in particolare dopo l’esito del referendum del 4 dicembre 2016 (risultato non piacevole per alcuni di noi, ma tant’è…). Da quel giorno è evidente a chiunque che l’Italia vive in un limbo istituzionale che nessuno può augurarsi permanga in eterno. Soprattutto in vista di una scadenza elettorale, alla quale il paese rischia di arrivare con un sistema di voto improponibile, sbilenco e irrazionale. Che garantirebbe, come unico risultato certo, la più assoluta ingovernabilità.

 

Ecco: in questo caso di specie, c’è solo da fare ricorso – e massicciamente – al buon senso. Riprendere i fili di una riforma delle istituzioni appare – al momento – impossibile. Lo status quo può solo peggiorare le cose. L’unica possibilità è tentare di mettere una pezza: per questo la riforma elettorale denominata Rosatellum, è auspicabile che vada in porto nelle prossime settimane. È la razionalità del meno peggio. Mentre per diventare ottimisti sul futuro delle istituzioni italiane, mettetevi calmi. Ci sarà molto da lavorare.