Crisi risolta, con qualche ammaccatura di immagine. Nel frattempo, praticamente, Prodi si candida in diretta da Lerner. Bisogna, dico a D’Alema la sera, portare a cena il vertice Pds e Cossiga. Venerdì dovremmo riuscire a varare l’Agenzia (Bianchi, Borgomeo, Savona, D’Antonio, Callieri), ma Cossiga impedisce a Savona di entrare perché non ci si può far dirigere da uno di Nomisma. Cerco di prima mattina i suoi due nuovi emissari (Scotti e Carra) ma senza risultati. Ricominciamo da capo?

I problemi del governo: efficacia e velocità dell’azione; garanzia di stabilità (a questo fine nulla nuoce più di Cossiga, che dà modo all’antipolitica di agitarsi proprio perché determina nervosismo, confusione, senso di profonda instabilità).  I problemi del partito: fare la guerra a Prodi in modo efficace, combattivo, intelligente. I problemi di D’Alema: non esaltare troppo i partiti come sono, metterci un po’ di cuore.

Bagnoli è il vero buco nero di questo quindicennio napoletano. Su quei 330 ettari di macerie urbane, dal 1993, si sono costruiti a Napoli sogni, speranze, aspettative. Si è speso molto tempo in interminabili dibattiti, e altrettanto ce n’è voluto per consumare amare delusioni. Sui suoi due chilometri di costa, più che altrove, è naufragata la credibilità della classe dirigente cittadina.

A Bagnoli la politica napoletana si è sfidata ai massimi livelli. Lì la vecchia sinistra – dopo aver resistito contro ogni ragione alla chiusura della Fabbrica – voleva sostituire il mito operaio con una nuova Arcadia. Lì si è misurato, nei primi anni della sinistra di governo, uno scontro aspro e nobile tra due concezioni opposte dello sviluppo urbano: quella liberale di Roberto Barbieri e quella pubblicistica e dirigista di Vezio De Lucia. A Bagnoli il lobbismo ideologico degli ambientalisti ha dato il meglio di sé, riuscendo a condizionare il futuro dell’area, sconfiggendo inesorabilmente l’esangue riformismo napoletano. Intorno a Bagnoli le culture e le competenze cittadine hanno mostrato – nel loro insieme – un’imbarazzante povertà.