SantoroSarà che lo intervista Cazzullo, che è intelligente. Sarà che invecchiando si diventa saggi. Fatto sta che il peggiore di tutti i telecazzari dice cose misurate e di buon senso. Ecco il testo, scaricato dal Corriere.

Michele Santoro, la prossima settimana riparte Servizio pubblico. Ma i talk show non sono morti?
«Lo si sente dire spesso. È una stupidaggine assoluta. I talk show sono un genere eterno. Semmai sono morti i reality, che davano a chiunque l’illusione del successo, anche se l’ascensore sociale era già fermo. La crisi ci ha riportati alla realtà. E nessuna trasmissione riesce a restituire le tensioni sociali con l’immediatezza del talk. Cosa si è messo a fare nell’esilio moscovita Assange, lo svelatore dei segreti del mondo? Un talk show».
Anche in Italia non si scherza: una volta eravate in tre, lei Vespa e Lerner; ora siete in trenta. 

Ecco, a me questo Renzi che l’altro giorno dice: “Il mio programma è la Costituzione”, echeggiando “la più bella del mondo” di B&B (Benigni e Bersani), e ieri fa l’elogio di Enrico Moretti (“La nuova geografia del lavoro”, uno dei libri più intelligenti e stimolanti degli ultimi tempi), comincia a non interessare più. Non è questione di essergli contro o a favore. Io l’ho sostenuto dal primo momento, mi ha appassionato la sua freschezza, ho visto nella rottamazione (parola d’ordine stupidamente abbandonata) qualcosa di più della liquidazione di vecchi dirigenti, mi è piaciuto il suo profilo di combattente sfrontato e solitario, il suo andare controcorrente.

Ieri sera, lunedì 22, ero a cena con Gad Lerner. Ho ricavato impressioni pessime. Penso che lui, insieme a Mauro, Maltese, e forse anche in competizione interna con Rampini, Giannini, etc…, lavorino organicamente contro di noi. La loro tesi è lucida e secca: voi lavorate in totale isolamento, in questo siete davvero craxiani. In più siete degli illusi, pensate di cambiare il mondo e non capite che dovete allearvi con quelli che contano, e soprattutto con Prodi di cui dovete accettare la guida perché è più esperto, più bravo di voi, ha più rapporti con l’Italia che conta e con quella che c’è realmente. Ad un certo punto arriva la telefonata di Ezio Mauro che, come un invasato annuncia che la Consob ha bocciato l’Opa di Olivetti su Telecom, accusandoci di essere dei dilettanti. C’è di che essere davvero preoccupati. La botta che prendiamo su Telecom, in termini di credibilità nei circoli che contano, è grande. Rischiamo di portarcela dietro per lungo tempo, forse per sempre. E non nego neppure che alcune delle cose che Lerner dice siano vere: siamo autoreferenziali e forse un po’ dilettanti. Nella vicenda Telecom quello che, ad esempio, è impressionante è che noi siamo stati fottuti da due cosiddetti amici di D’Alema: Rossi e Spaventa. È possibile che noi non si sappia nulla? Che D’Alema non abbia fatto due telefonate? Il nostro esercito non lo vedo, insomma. Nessuno lo tiene insieme, lo mette in movimento, lo istruisce.

Non vale mai la pena comprare i giornali, salvo che in rare occasioni. Stamattina il Foglio vale, almeno in parte, l’euro e mezzo che costa, per l’editorialone di Ferrara, che fa il punto prima (immagino) di andare in ferie, e un bel pezzo di Beppe Di Corrado su Garcia (forza Roma). Ferrara ve lo giro io qui sotto, così – se non siete tifosi della Maggica – potete risparmiate l’euro e mezzo e prendervi un caffé, in sostanza pagato da me.

Ecco Ferrara

Nell’affaire Celentano/Sanremo non c’è quasi nulla che mi sia piaciuto, finora. Chi se ne frega, direte. Ve ne parlo lo stesso, cercando di procedere con ordine:

1. La Rai e Morandi lavorano da tempo per portare Celentano a Sanremo. Obiettivo comprensibile. Può fare crescere gli ascolti, innanzitutto facendo quello che ormai gli riesce meglio: il guitto. Nell’Italia confusa del 2012, Celentano può valere come succedaneo di Grillo: più schiettamente reazionario, meno fastidioso e più addomesticabile. Naturalmente, perché la sua presenza faccia il botto di ascolti, bisogna fare crescere spasmodicamente l’attenzione sulla sua performance. Non su quella canora (che a nessuno interessa) ma sul resto.