MacalusoDal Foglio di oggi, questo bellissimo colloquio di Emanuele Macaluso con Merlo (Salvatore, quello giusto). Leggetelo, e capirete perché a volte la nostalgia (per la politica che fu) può farsi strada anche nel più incallito dei rottamatori, come il sottoscritto. (Certo, con Matteuccio è proprio cattivo, e forse esagera, Emanuele…) 

Roma. “Si può votare, si può votare benissimo con il sistema proporzionale che ci ha restituito la sentenza della Corte costituzionale. Il maggioritario in Italia ha fallito, la Repubblica è rimasta parruccona e ingovernabile. Napolitano credo si dimetterebbe, meglio questo che un altro pasticcio”.

BerlsuconiIl post che, per pigrizia, non ho scritto ieri (in compenso ho visto un delizioso Polanski: correte al cinema), lo ha scritto Pigi Battista – un giornalista vero – stamattina sul Corriere. Glielo rubo e ve lo giro, sottolineando quelli che – a mio avviso – sono i due aspetti centrali di tutta la ventennale vicenda: 1) un leader è tale se aggrega, convince, mobilita, ma poi è capace di includere, sintetizzare, selezionare, gestire, promuovere, governare. Qui il fallimento di Berlusconi è stato totale, la semplice cronistoria lo dimostra; 2) i voti ce li ha lui.

roghi 

  1. Dal diluvio di commenti seguiti al mio post su don Patriciello (insulti in larghissima prevalenza, imbarazzate difese degli amici), estraggo quello di Paolo Cecchini: “Sig. Velardi, lei rappresenta ciò che il popolo ormai disprezza, una casta di privilegiati improduttiva e saccente, invece di fare l’intellettuale scenda in piazza al fianco della gente come don Maurizio, vada anche lei ai funerali, forse comprenderà qualcosa della vita“. Penso che Cecchini fotografi abbastanza bene lo stato delle cose, e non credo che la questione riguardi il sottoscritto (non a caso attaccato dai più per i suoi lontani trascorsi di “politico”, amico di Bassolino e D’Alema, etc…). Il problema va ben al di là.