Sting – “I Hung My Head”

Nel gioco fesso del “ma in fondo, quale è il tuo vero sogno?”, a un certo punto il nostro dichiarava: “Suonare le tastiere in un concerto di Sting”. Nei rifluenti anni 80, finita la gloriosa stagione del prog rock, i Police erano stati per qualche anno l’ultima trincea della buona musica pop. E, quando Gordon Sumner cominciò a fare da solo, i primi risultati furono indiscutibili. Faceva musica di gran classe: belle melodie e arrangiamenti finissimi. Poi, da un certo momento, cominciò il lento scivolamento: più nulla di sporco, vero e cattivo, come il rock imporrebbe; una evidente tendenza a confezionare solo pezzi glamour, leccati, platinati. HP, per tutti, cita “Whenever I Say Your Name“, uno dei migliori pezzi di world music degli ultimi anni, preso di sana pianta, nella sua struttura armonica, dal Piccolo preludio in Do maggiore. Di chi? Di Giovanni Sebastiano, ovviamente.