Venerdì 9 vedo Geronzi. Parliamo di De Santis da collocare. È d’accordo. Parliamo della Treccani. Dice che mi farà incontrare Cappelletti. Parliamo di Torino. Dice che Masera, poi Arcuti, infine l’Avvocato sono stati scorretti e arroganti, e che lui non ha nessuna intenzione di procedere, anzi che combatterà strenuamente. Gli hanno annunciato l’Opa la domenica famosa, avevano predisposte tutte le procedure e lui ha detto no, per questi motivi e perché il piano puntava a distruggere Mediobanca. Ma si salverà e si rinnoverà Mediobanca? gli ho chiesto. E lui: “Sì, Cuccia ha un piano che prevede che Maranghi diventi presidente, Bernheim sia cacciato dalle Generali e Cingano diventi Ad”. E Banca di Roma? Guarderà al Monte dei Paschi.
Celli
Fine settimana sulla neve. D’Alema non viene perché è malato. La reazione sulla proposta di legge elettorale è contraddittoria e altalenante, anche sui giornali. Non so come l’opinione pubblica l’abbia presa. Lunedì scoppia la polemica sulla partecipazione alla trasmissione di Gianni Morandi. Alle 19 Cascella mi dice che anche Biagi sta per fare l’ennesima trasmissione contro D’Alema. Parlo con Celli. Il risultato è abbastanza buono, nel senso che malgrado le intenzioni malevoli di Biagi, le risposte dei direttori dei giornali non sono cattive. Tranne, naturalmente, quelle di Ezio Mauro. La Repubblica è la mia spina nel fianco. È contro di noi, sta con Prodi del tutto chiaramente. Oggi, martedì, monta il caso La Forgia, che è andato con Prodi, con commenti di Maltese, e così via.
D’Alema è a Milano martedì 12, forse decideremo la sala operativa unica che è il primo passo, io gli ho detto di farla aprire entro quindici giorni, così quando torna a Milano il 26 e 27 può inaugurarla. Non ho fatto la proposta solo per mettere a segno un punto nell’attività di governo, ma per dimostrare a noi stessi che si può cambiare qualcosa in questo cazzo di paese. In generale in questi giorni sento che mi riprende una sindrome tipica dei tempi di Botteghe Oscure. Stiamo cambiando, stiamo facendo qualcosa, o l’immobilità è sovrana? Non sono in grado di dirlo, perché alcune cose si fanno, ma è come se avvertissi la mancanza di uno slancio, di un disegno generale, un’assenza di senso di quello che facciamo. È il solito grande problema. D’Alema non mobilita i cuori, non indica dei grandi obiettivi. In fondo l’unico suo slogan è quello più vero: “il paese normale”. Cioè l’assenza di pulsioni, il funzionamento ordinato, ma la normalità in Italia prevede che le cose funzionino così, con i noti ritardi, con le inadempienze. Il paese normale è già l’Italia. l’Italia di sempre. Il paese normale non prevede alcun cambiamento, non sarebbe più normale. Perché in Italia è normale che le cose non funzionino, che si prendano misure senza attuarle e verificarle, etc… ieri è andato in sezione ad iscriversi e se l’è presa con i giornali che non dicono le cose che funzionano. Solite cose …
Leggo la lettera di Piero Celli su Repubblica.it in una stanza d’albergo a New York. Lui invita suo […]
A scuola di lobbysmo sui banchi della Luiss