Dopo l’elezione di Ciampi siamo un po’ tutti stanchi. Bisogna ridefinire la prospettiva strategica e politica dell’alleanza di centro-sinistra. Nel fine settimana domina lo scontro D’Alema-Prodi. Si vedono a palazzo Chigi e dopo venticinque minuti di dialogo sull’Europa si scazzano sull’ltalia e si lasciano così. Santagata racconta a Latorre dello sconcerto di Prodi appena uscito dall’incontro. Poi sono i giornali a raccontare: Stampa, Repubblica… non dobbiamo ficcarci dentro queste storie. Bisogna stare un gradino più su.

Scrivo su un nuovo computer, che ha pure il carattere euro, che non so ancora usare. D’Alema è tornato dalla Puglia e si lamenta di Cascella. Succede così con tutti i suoi addetti stampa, dopo un po’. Spero che il problema non cresca a dismisura.

Si entra nella settimana cruciale per l’elezione del Presidente. I nomi sono due: Jervolino e Ciampi. Io sto avviando un lavoro per la Jervolino ma non dobbiamo scoprirci perché se dobbiamo mandare lì l’altro dobbiamo sempre essere noi a farlo. Senza dimenticare il terzo che potrebbe essere Amato. O forse no. Troppi non lo vogliono.

Lunedì sera si entra nella fase calda. Propongo un incontro di maggioranza per proporre Ciampi da eleggere con il Polo o Jervolino da soli al quarto scrutinio. La mattina dopo D’Alema arriva dicendo di avere avuto la folgorazione: bisogna eleggere Ciampi e basta. Gli chiedo di riflettere. Lo fa opportunamente e decide di azzerare la situazione (con telefonate a Fini e Letta). Il Polo non proporrà alcuna candidatura nell’incontro che alle 15 farà con Veltroni. Dopo se ne riparlerà, ricominciando da capo. Ma sempre Ciampi dovrebbe spuntare.

Giovedì sera. La Nato ha ammesso le sue responsabilità nella strage del giorno prima che ha ucciso una settantina di kosovari. Modiano mi dice che Intesa si prepara a prendersi Comit. Bernabé chiama D’Alema e gli dice che sta combinando con Dt per realizzare la più grande azienda telefonica del mondo. Il progetto è ardito, D’Alema si incazza e tratta Bernabé molto male, dopo Colaninno ci dice che il progetto è folle, e che ci verrà a spiegare perché la mattina dopo.

Viene avanti il progetto Ti-Dt. Bernabé lo ha sviluppato ma adesso bisogna gestirlo, altrimenti rischiamo di andare sotto. Nei giorni successivi si comprende che il progetto è una bufala. Progressivamente anche D’Alema se ne convince. La partita è ancora aperta a martedì 20. lo, Rossi, Bassanini, Micucci siamo tutti contro in sostanza, ma dobbiamo accelerare e intensificare la nostra azione .

Venerdì 11 vedo Sorgi, persona intelligente, non amica. Mi dice di stare attenti, che dobbiamo pensare a consolidare, non a procedere per strappi. Mi parla dell’avvocato e del suo dispiacere per gli ultimi atteggiamenti di D’Alema su Telecom e quantaltro. Mi dice anche che alla Stampa l’altro giorno si è presentato Bobbio alla riunione di redazione e ha detto tutto il male possibile di Di Pietro: “Ma ve I’immaginate in Germania un partito che si chiamasse “Germania dei valori”?”. Sta cambiando qualcosa in quel mondo torinese. Vattimo va con Prodi, ma Rusconi proprio stamattina scrive cose diverse. Io ho la sensazione che loro possono cominciare ad scomporsi. Ieri Prodi ha risposto nervosamente alle cose dette da D’Alema (le solite: Prodi non ha riferimenti in Europa). Forse la linea giusta è esattamente questa: stuzzicarli, provocarli e aspettare le loro risposte stizzite.

Ieri sera, lunedì 22, ero a cena con Gad Lerner. Ho ricavato impressioni pessime. Penso che lui, insieme a Mauro, Maltese, e forse anche in competizione interna con Rampini, Giannini, etc…, lavorino organicamente contro di noi. La loro tesi è lucida e secca: voi lavorate in totale isolamento, in questo siete davvero craxiani. In più siete degli illusi, pensate di cambiare il mondo e non capite che dovete allearvi con quelli che contano, e soprattutto con Prodi di cui dovete accettare la guida perché è più esperto, più bravo di voi, ha più rapporti con l’Italia che conta e con quella che c’è realmente. Ad un certo punto arriva la telefonata di Ezio Mauro che, come un invasato annuncia che la Consob ha bocciato l’Opa di Olivetti su Telecom, accusandoci di essere dei dilettanti. C’è di che essere davvero preoccupati. La botta che prendiamo su Telecom, in termini di credibilità nei circoli che contano, è grande. Rischiamo di portarcela dietro per lungo tempo, forse per sempre. E non nego neppure che alcune delle cose che Lerner dice siano vere: siamo autoreferenziali e forse un po’ dilettanti. Nella vicenda Telecom quello che, ad esempio, è impressionante è che noi siamo stati fottuti da due cosiddetti amici di D’Alema: Rossi e Spaventa. È possibile che noi non si sappia nulla? Che D’Alema non abbia fatto due telefonate? Il nostro esercito non lo vedo, insomma. Nessuno lo tiene insieme, lo mette in movimento, lo istruisce.

Negli anni della cosiddetta Seconda Repubblica, gli ultimi venti, l’Italia ha perso ricchezza, gli italiani hanno perso reddito, e molto (il 14%). L’Italia, gli altri no, cristo. L’America è cresciuta, gli altri paesi della zona Euro – anche i peggio messi – hanno mantenuto le posizioni: i dati di Eurostat e del Fondo monetario riportati stamattina da A&G sul Corriere sono chiari, indiscutibili.