Situazione confusa. Nel fine settimana sono a Barcellona (città splendida. È vero, come dice Alberoni sul Corriere, che quando si torna in Italia si è sempre un po’ depressi al paragone). Al ritorno, Prodi è sempre più destinato alla Commissione e io non riesco a capire come si orienta l’opinione pubblica. Più Prodi o meno Prodi? Si candiderà o no? Il gioco di D’Alema è rischioso. In questo fine settimana abbiamo accusato un’altra sconfitta sulle banche. Dopo aver fatto un’alleanza con Cuccia (è un ottimo consigliere politico! mi disse), le cose vanno in un’altra direzione e tutto è guidato da Agnelli. Prodi appare più riformista di noi. Perché esalta le cose che fa, le battaglie che conduce (esempio questa di Mediobanca), e nasconde bene le sue responsabilità, i rinvii, le concessioni a questo e a quello. Si muove bene sul terreno del potere. È molto conflittuale nell’ambito dei poteri dati. A differenza nostra, che annunciamo grandi battaglie per piegarci poi a quello che viene. La vicenda delle banche è veramente straordinaria da questo punto di vista. Noi siamo apparsi come i difensori della parte più vecchia e arretrata del capitalismo italiano.