Venerdì 11 vedo Sorgi, persona intelligente, non amica. Mi dice di stare attenti, che dobbiamo pensare a consolidare, non a procedere per strappi. Mi parla dell’avvocato e del suo dispiacere per gli ultimi atteggiamenti di D’Alema su Telecom e quantaltro. Mi dice anche che alla Stampa l’altro giorno si è presentato Bobbio alla riunione di redazione e ha detto tutto il male possibile di Di Pietro: “Ma ve I’immaginate in Germania un partito che si chiamasse “Germania dei valori”?”. Sta cambiando qualcosa in quel mondo torinese. Vattimo va con Prodi, ma Rusconi proprio stamattina scrive cose diverse. Io ho la sensazione che loro possono cominciare ad scomporsi. Ieri Prodi ha risposto nervosamente alle cose dette da D’Alema (le solite: Prodi non ha riferimenti in Europa). Forse la linea giusta è esattamente questa: stuzzicarli, provocarli e aspettare le loro risposte stizzite.
Cossiga
Ieri sera, lunedì 22, ero a cena con Gad Lerner. Ho ricavato impressioni pessime. Penso che lui, insieme a Mauro, Maltese, e forse anche in competizione interna con Rampini, Giannini, etc…, lavorino organicamente contro di noi. La loro tesi è lucida e secca: voi lavorate in totale isolamento, in questo siete davvero craxiani. In più siete degli illusi, pensate di cambiare il mondo e non capite che dovete allearvi con quelli che contano, e soprattutto con Prodi di cui dovete accettare la guida perché è più esperto, più bravo di voi, ha più rapporti con l’Italia che conta e con quella che c’è realmente. Ad un certo punto arriva la telefonata di Ezio Mauro che, come un invasato annuncia che la Consob ha bocciato l’Opa di Olivetti su Telecom, accusandoci di essere dei dilettanti. C’è di che essere davvero preoccupati. La botta che prendiamo su Telecom, in termini di credibilità nei circoli che contano, è grande. Rischiamo di portarcela dietro per lungo tempo, forse per sempre. E non nego neppure che alcune delle cose che Lerner dice siano vere: siamo autoreferenziali e forse un po’ dilettanti. Nella vicenda Telecom quello che, ad esempio, è impressionante è che noi siamo stati fottuti da due cosiddetti amici di D’Alema: Rossi e Spaventa. È possibile che noi non si sappia nulla? Che D’Alema non abbia fatto due telefonate? Il nostro esercito non lo vedo, insomma. Nessuno lo tiene insieme, lo mette in movimento, lo istruisce.
Cresce la preoccupazione per la lista Prodi. Sabato vado con D’Alema alla conferenza dei lavoratori del Pds, lui interviene bene, io resto impressionato dal clima che c’è tra i dirigenti di Botteghe Oscure. In particolare Burlando mi sembra un po’ bollito. Il punto sono i sondaggi difformi. C’è Weber che dà Prodi al 19%. Non so se ha ragione, ma certo è il caso di preoccuparsi. E soprattutto di reagire. Veltroni ha una linea morbida, ed anche D’Alema tende a stare calmo. Per un verso è giusto così, dato che, dopo, Prodi dovrà stare in maggioranza. Ma bisogna alzare delle difese.
Tra un’ora dovrei vedere Veltroni. Gli dirò: 1) da anni non faccio né dico alcunché contro di te, mentre tu vai dicendo in giro che Velardi parla con i giornali, etc… ; 2) sono a disposizione. Poi non so, vediamo come va il colloquio, quale è il grado di verità che lui vorrà metterci.
Crisi risolta, con qualche ammaccatura di immagine. Nel frattempo, praticamente, Prodi si candida in diretta da Lerner. Bisogna, dico a D’Alema la sera, portare a cena il vertice Pds e Cossiga. Venerdì dovremmo riuscire a varare l’Agenzia (Bianchi, Borgomeo, Savona, D’Antonio, Callieri), ma Cossiga impedisce a Savona di entrare perché non ci si può far dirigere da uno di Nomisma. Cerco di prima mattina i suoi due nuovi emissari (Scotti e Carra) ma senza risultati. Ricominciamo da capo?
I problemi del governo: efficacia e velocità dell’azione; garanzia di stabilità (a questo fine nulla nuoce più di Cossiga, che dà modo all’antipolitica di agitarsi proprio perché determina nervosismo, confusione, senso di profonda instabilità). I problemi del partito: fare la guerra a Prodi in modo efficace, combattivo, intelligente. I problemi di D’Alema: non esaltare troppo i partiti come sono, metterci un po’ di cuore.
Grazia Volo, moglie di Liguori, incontrata in America e nuovo difensore della Baraldini, sta mandando una lettera a Diliberto. Le ho detto che il 5 marzo, quando D’Alema vedrà Clinton, vogliamo realizzare l’obiettivo di riportarcela in Italia. Lavoreremo intensamente per questo.
Lunedì 18 sera vediamo Prodi e Parisi a cena, a casa della commercialista di Gabrielli. Una casa piena di cani (quadri, ninnoli, sedie, poltrone, disegni, etc…) e con le pareti di legno verde. Prodi interloquisce all’inizio, poi si addormenta. Parisi dice assurdità con l’unico obiettivo di fare la guerra ai suoi amici di sempre, i democristiani Mastella, Cossiga, Mattarella, etc… D’Alema cerca di convincere Prodi a non presentarsi alle elezioni, pure in presenza della lista da lui promossa con Di Pietro e i sindaci. La serata è moscia, si ravviva solo nel finale quando torna l’accusa a D’Alema di aver complottato contro Prodi. Lui risponde che in quei giorni stava pensando a Linda ed al suo tumore. Parisi e Prodi accusano il colpo sul momento, poi con il loro tipico cinismo la simpatica discussione riprende.
D’Alema è a Milano martedì 12, forse decideremo la sala operativa unica che è il primo passo, io gli ho detto di farla aprire entro quindici giorni, così quando torna a Milano il 26 e 27 può inaugurarla. Non ho fatto la proposta solo per mettere a segno un punto nell’attività di governo, ma per dimostrare a noi stessi che si può cambiare qualcosa in questo cazzo di paese. In generale in questi giorni sento che mi riprende una sindrome tipica dei tempi di Botteghe Oscure. Stiamo cambiando, stiamo facendo qualcosa, o l’immobilità è sovrana? Non sono in grado di dirlo, perché alcune cose si fanno, ma è come se avvertissi la mancanza di uno slancio, di un disegno generale, un’assenza di senso di quello che facciamo. È il solito grande problema. D’Alema non mobilita i cuori, non indica dei grandi obiettivi. In fondo l’unico suo slogan è quello più vero: “il paese normale”. Cioè l’assenza di pulsioni, il funzionamento ordinato, ma la normalità in Italia prevede che le cose funzionino così, con i noti ritardi, con le inadempienze. Il paese normale è già l’Italia. l’Italia di sempre. Il paese normale non prevede alcun cambiamento, non sarebbe più normale. Perché in Italia è normale che le cose non funzionino, che si prendano misure senza attuarle e verificarle, etc… ieri è andato in sezione ad iscriversi e se l’è presa con i giornali che non dicono le cose che funzionano. Solite cose …
Il problema Rondolino. Ha combinato un casino, prima con un’intervista di D’Alema alla Stampa in cui il presidente ha detto cose pazzesche sui suoi colleghi europei, poi con due collegamenti Tv con Lerner e Santoro di cui non si sapeva niente, su ospiti, modalità e quantaltro. Come affrontare il problema? Come sempre, la responsabilità è mia, dice quello. A Rondolino voglio bene, lo copro sempre, ma forse bisogna trovare una via d’uscita, qualche incarico per lui, tipo un sub-commissariato per il Giubileo, che forse è a disposizione .
Venerdì D’Alema non va a Berna per la nebbia e si mette in collegamento con gli emigrati. Cofferati non va all’incontro con le parti sociali perché non trova posto alla riunione. È un cretino. Ocalan va via. Dove? Si cerca una soluzione. Sento parlare di Yemen, Croazia, sempre via Russia. C’è un gran giro di servizi segreti: i turchi hanno saputo, perché i palestinesi hanno avvisato gli israeliani che glielo hanno detto. Un casino.
Vi posto a puntate (ogni mattina, ore 8) una specie di diario (riletto, lo trovo assai ingenuo…) che tenni per un po’, all’epoca del governo D’Alema. La sera, o quando mi incazzavo perché non funzionava niente, o quando non avevo voglia di fare niente, buttavo giù appunti. Come sempre, lo facevo per un po’, poi mollavo, poi riprendevo. La mia incostanza classica. Ho solo sbianchettato qualcosa: ci troverete degli omissis. Ma riguardano solo persone gratuitamente offese.
Venerdì 16 ottobre 1998. D’Alema sta per mollare l ‘incarico di fronte alla difficoltà di mettere insieme Cossutta e Cossiga. Dopo aver incontrato Caltagirone tomo a Botteghe oscure e il quadro si va rapidamente evolvendo. Alle 13 Cossiga dichiara esplicitamente che vuole stare in maggioranza. Da allora la strada è in discesa. Alle 18 e 30 D’Alema va da Scalfaro (gustosi i preparativi, con il prefetto Immelli che arriva a Botteghe Oscure e si fa vedere da tutti i giornalisti, malgrado le mille precauzioni, e D’Alema che raggiunge il Quirinale su una Punto), la sera siamo a casa sua, io, Nicola e Cuperlo a fare il governo. Sono le 4 e 30 di sabato, comincio a pensare che l’avventura sta partendo. Il mio lavoro, dopo la pausa all’Unità, torna ad essere quello di sempre. È una condanna, un destino, o è quello che in realtà voglio fare?
La caduta del primo governo Prodi, il 9 ottobre 1998, è una ferita che non si è rimarginata. […]
E il Picconatore lo benedice. (Colgo l’occasione per dire che Cossiga è stato un grande, davvero. Quante […]