PolitoMi chiedo perché colui che ritengo il migliore commentatore politico italiano ce l’abbia tanto con Matteo Renzi. Antonio Polito è mio amico da decenni. E’ stato da ragazzo militante e giornalista comunista, ha poi sciacquato i suoi ruvidi panni di appartenenza facendo carriera a Repubblica, completando il dirozzamento nella swinging London di Toni Blair, e costruendo poi quel gioiellino che è stato il “Riformista”. Ha compiuto così, con travaglio personale e buone letture, un percorso che condivide con la gran parte dell’attuale classe dirigente del paese.

roghi 

  1. Dal diluvio di commenti seguiti al mio post su don Patriciello (insulti in larghissima prevalenza, imbarazzate difese degli amici), estraggo quello di Paolo Cecchini: “Sig. Velardi, lei rappresenta ciò che il popolo ormai disprezza, una casta di privilegiati improduttiva e saccente, invece di fare l’intellettuale scenda in piazza al fianco della gente come don Maurizio, vada anche lei ai funerali, forse comprenderà qualcosa della vita“. Penso che Cecchini fotografi abbastanza bene lo stato delle cose, e non credo che la questione riguardi il sottoscritto (non a caso attaccato dai più per i suoi lontani trascorsi di “politico”, amico di Bassolino e D’Alema, etc…). Il problema va ben al di là.

SantoroSarà che lo intervista Cazzullo, che è intelligente. Sarà che invecchiando si diventa saggi. Fatto sta che il peggiore di tutti i telecazzari dice cose misurate e di buon senso. Ecco il testo, scaricato dal Corriere.

Michele Santoro, la prossima settimana riparte Servizio pubblico. Ma i talk show non sono morti?
«Lo si sente dire spesso. È una stupidaggine assoluta. I talk show sono un genere eterno. Semmai sono morti i reality, che davano a chiunque l’illusione del successo, anche se l’ascensore sociale era già fermo. La crisi ci ha riportati alla realtà. E nessuna trasmissione riesce a restituire le tensioni sociali con l’immediatezza del talk. Cosa si è messo a fare nell’esilio moscovita Assange, lo svelatore dei segreti del mondo? Un talk show».
Anche in Italia non si scherza: una volta eravate in tre, lei Vespa e Lerner; ora siete in trenta. 

imgresSe volete capire cosa succede dentro il Pd (non che sia cruciale per le sorti dell’umanità, ma pare che amici e nemici politici, analisti e media non pensino ad altro), non avete da rivolgervi a bravi bottegologi, ai Cerasa, alle Meli e ai Damilano. Basta che scorriate il prossimo programma della festa dell’Unità democratica di Genova, e troverete risposte ad ogni interrogativo.