La maledetta eredità negativa della sinistra rischia di farsi sentire sull’attività di governo: Ocalan, Telecom, scuola, centri sociali.

Il 26 e 27 novembre seguo D’Alema prima a Madrid e Bruxelles, poi a Bonn per l’incontro con Schroeder. Pranzo con Aznar, antipatico e supponente. Imponente accoglienza a Bonn, in elicottero e drappello d’onore a Colonia. In aereo do il via all’offensiva. Con il consenso di Dassù e Verderame parto lancia in resta contro Vattani, faccio la parte del pazzo, come sempre. La faccenda Ocalan è un casino e ci procura molti danni, non c’è niente da fare. Con D’Alema partono i soliti scazzi (sei un fascista, etc…). In realtà ha abbastanza ragione, peraltro io non do mai seguito alle mie invettive.

Ho parlato duro con D’Alema, dopo che Veltroni mi aveva  indirettamente  rimproverato  di aver nominato  capogruppo europeo Burlando. Ero andato da lui per parlargli con calma dello staff e del suo funzionamento, mi sono incazzato e gli ho fatto una sfuriata. Mi pare la abbia accolta comprendendone  i motivi. Abbiamo  deciso di fare una riunione per capire come dobbiamo funzionare. Si vedrà. Ne ho avuto anche per Marchini, che lui è andato a visitare nel fine settimana.  Gli ho  detto omissis, lui  ha confermato: “E’  dell ‘Opus Dei”.  Quando  ci  siamo  sentiti, domenica mattina, mi ha raccontato una battuta simpatica. Marchini aveva trovato un fungo. Lo aveva definito un “ex-porcino”. Lui gli ha detto: “Attenzione, perché se gli ex-porcini sono come gli ex-comunisti, si sa che cosa erano, ma  non si sa cosa sono diventati”. Fine. La settimana forse comincia bene, in un buon clima politico e meteorologico.