Venerdì 11 vedo Sorgi, persona intelligente, non amica. Mi dice di stare attenti, che dobbiamo pensare a consolidare, non a procedere per strappi. Mi parla dell’avvocato e del suo dispiacere per gli ultimi atteggiamenti di D’Alema su Telecom e quantaltro. Mi dice anche che alla Stampa l’altro giorno si è presentato Bobbio alla riunione di redazione e ha detto tutto il male possibile di Di Pietro: “Ma ve I’immaginate in Germania un partito che si chiamasse “Germania dei valori”?”. Sta cambiando qualcosa in quel mondo torinese. Vattimo va con Prodi, ma Rusconi proprio stamattina scrive cose diverse. Io ho la sensazione che loro possono cominciare ad scomporsi. Ieri Prodi ha risposto nervosamente alle cose dette da D’Alema (le solite: Prodi non ha riferimenti in Europa). Forse la linea giusta è esattamente questa: stuzzicarli, provocarli e aspettare le loro risposte stizzite.
Di Pietro
Non vale mai la pena comprare i giornali, salvo che in rare occasioni. Stamattina il Foglio vale, almeno in parte, l’euro e mezzo che costa, per l’editorialone di Ferrara, che fa il punto prima (immagino) di andare in ferie, e un bel pezzo di Beppe Di Corrado su Garcia (forza Roma). Ferrara ve lo giro io qui sotto, così – se non siete tifosi della Maggica – potete risparmiate l’euro e mezzo e prendervi un caffé, in sostanza pagato da me.
Ecco Ferrara
Grazia Volo, moglie di Liguori, incontrata in America e nuovo difensore della Baraldini, sta mandando una lettera a Diliberto. Le ho detto che il 5 marzo, quando D’Alema vedrà Clinton, vogliamo realizzare l’obiettivo di riportarcela in Italia. Lavoreremo intensamente per questo.
Lunedì 18 sera vediamo Prodi e Parisi a cena, a casa della commercialista di Gabrielli. Una casa piena di cani (quadri, ninnoli, sedie, poltrone, disegni, etc…) e con le pareti di legno verde. Prodi interloquisce all’inizio, poi si addormenta. Parisi dice assurdità con l’unico obiettivo di fare la guerra ai suoi amici di sempre, i democristiani Mastella, Cossiga, Mattarella, etc… D’Alema cerca di convincere Prodi a non presentarsi alle elezioni, pure in presenza della lista da lui promossa con Di Pietro e i sindaci. La serata è moscia, si ravviva solo nel finale quando torna l’accusa a D’Alema di aver complottato contro Prodi. Lui risponde che in quei giorni stava pensando a Linda ed al suo tumore. Parisi e Prodi accusano il colpo sul momento, poi con il loro tipico cinismo la simpatica discussione riprende.
Il problema Rondolino. Ha combinato un casino, prima con un’intervista di D’Alema alla Stampa in cui il presidente ha detto cose pazzesche sui suoi colleghi europei, poi con due collegamenti Tv con Lerner e Santoro di cui non si sapeva niente, su ospiti, modalità e quantaltro. Come affrontare il problema? Come sempre, la responsabilità è mia, dice quello. A Rondolino voglio bene, lo copro sempre, ma forse bisogna trovare una via d’uscita, qualche incarico per lui, tipo un sub-commissariato per il Giubileo, che forse è a disposizione .
Venerdì D’Alema non va a Berna per la nebbia e si mette in collegamento con gli emigrati. Cofferati non va all’incontro con le parti sociali perché non trova posto alla riunione. È un cretino. Ocalan va via. Dove? Si cerca una soluzione. Sento parlare di Yemen, Croazia, sempre via Russia. C’è un gran giro di servizi segreti: i turchi hanno saputo, perché i palestinesi hanno avvisato gli israeliani che glielo hanno detto. Un casino.
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