Giorni stanchi, successivamente. Me ne vado  a  Capri  il fine  settimana. Mannheimer  ci  dice  che i  dati  sono  non  buoni, ma ottimi (i Ds al 23%, l’Asino all’8). lo dubito. Sul Quirinale avanza la Jervolino, con Veltroni che si muove bene per tenere insieme la maggioranza. Sulla guerra, qualcosa si muove. L’Opa  Telecom  procede  senza  impennate,  ma  la situazione di Bernabé non sembra brillante. Parlo con Galateri venerdì e gliene dico quattro.  A  Sorgi farà  capire  che gli faccio un po’ paura.

Nasce e muore subito l’operazione “Lombardi”. Alla Difesa studiano un piano  per  abbattere  i  barchini  clandestini  che vanno e vengono per l’Adriatico. D’Alema approva entusiasticamente. Minniti boccia. Ci metteremmo in lite con la Macedonia , nostra  alleata!

La maledetta eredità negativa della sinistra rischia di farsi sentire sull’attività di governo: Ocalan, Telecom, scuola, centri sociali.

Il 26 e 27 novembre seguo D’Alema prima a Madrid e Bruxelles, poi a Bonn per l’incontro con Schroeder. Pranzo con Aznar, antipatico e supponente. Imponente accoglienza a Bonn, in elicottero e drappello d’onore a Colonia. In aereo do il via all’offensiva. Con il consenso di Dassù e Verderame parto lancia in resta contro Vattani, faccio la parte del pazzo, come sempre. La faccenda Ocalan è un casino e ci procura molti danni, non c’è niente da fare. Con D’Alema partono i soliti scazzi (sei un fascista, etc…). In realtà ha abbastanza ragione, peraltro io non do mai seguito alle mie invettive.

Stamattina Bini Smaghi ha scritto sul Corriere della sera. Vi posto il pezzo perché è di indiscutibile chiarezza. L’indovinello è: a due anni da questa lettera cosa è stato fatto e cosa no dai nostri beneamati governi? (se non volete leggere tutto andate direttamente al punto 6).

Caro direttore,

il suo editoriale del 24 luglio scorso invita giustamente a non perdere la memoria di quello che è successo circa due anni fa, dopo che la Bce scrisse una lettera al governo italiano per chiedere misure incisive per superare la crisi. Vorrei fornire qualche precisazione al riguardo, dal punto di vista di chi contribuì a scrivere quella lettera.

Dunque. Ve lo dico un attimo prima, indipendentemente dalla forma che assumerà la sua discesa in campo. E facendovi in contemporanea gli auguri per le feste, perché da domani mi dedicherò più o meno integralmente a ciociole natalizie e piccoli regali da crisi. Il 24 febbraio voterò per qualcuna delle formazioni che proporranno Mario Monti premier per la prossima legislatura. Quale tra quelle in campo non so: valuterò tasso di rinnovamento e qualità delle liste (dei programmi dei singoli partitini non mi frega niente).

Dopo un decennio, sono tornato a votare alle primarie del Pd sperando in una vittoria di Renzi: sarebbe stata una rottura epistemologica per la sinistra italiana. Avendone maturato il diritto, voterò anche il 29-30 dicembre nelle primarie dei parlamentari, giusto perché c’è un amico che si candida. Ma alle elezioni non voterò Pd, perché non condivido la sua attuale strategia e trovo più che contraddittori i suoi comportamenti, rispetto all’unico (ripeto, unico) tema in discussione a questo giro: l’adesione dell’Italia agli impegni presi nei confronti dell’Europa. Impegni inequivoci e indiscutibili: tagliare la spesa pubblica, liberalizzare l’economia, riformare il lavoro, sburocratizzare lo Stato.