Le elezioni sono passate, e sono andate come è noto. Si è trattato di un voto libero. La gente ha votato per l’Europa e per le personalità (Bonino, ma anche Prodi) più legate all’Europa. Se vogliamo essere fiscali il centro-sinistra è davanti al centro-destra. Perché non vuol dire granché? Perché l’interpretazione  corrente è che è finito l’asse D’A!ema-Marini  per le sconfitte dei due partiti. Questo è il punto. Che fare? Rimpasto? Vediamo i dati. Non mi sembra che abbia senso. La base del governo sta in Parlamento, e lì il Ppi ha una caterva di parlamentari che votano e devono continuare a votare, fino alla fine della legislatura. Tuttalpiù bisogna dare ai democratici (a Maccanico, per esempio) le riforme istituzionali. Rilanciare la coalizione sul piano programmatico, ideale, organizzativo, aggregativo, organigrammatico. Può farlo da qui Minniti, dato che né D’Alema (non può), né Veltroni (non sa) non lo faranno.

Ho parlato duro con D’Alema, dopo che Veltroni mi aveva  indirettamente  rimproverato  di aver nominato  capogruppo europeo Burlando. Ero andato da lui per parlargli con calma dello staff e del suo funzionamento, mi sono incazzato e gli ho fatto una sfuriata. Mi pare la abbia accolta comprendendone  i motivi. Abbiamo  deciso di fare una riunione per capire come dobbiamo funzionare. Si vedrà. Ne ho avuto anche per Marchini, che lui è andato a visitare nel fine settimana.  Gli ho  detto omissis, lui  ha confermato: “E’  dell ‘Opus Dei”.  Quando  ci  siamo  sentiti, domenica mattina, mi ha raccontato una battuta simpatica. Marchini aveva trovato un fungo. Lo aveva definito un “ex-porcino”. Lui gli ha detto: “Attenzione, perché se gli ex-porcini sono come gli ex-comunisti, si sa che cosa erano, ma  non si sa cosa sono diventati”. Fine. La settimana forse comincia bene, in un buon clima politico e meteorologico.

1. Schifo. Il problema è, prima di tutto, lessicale. Il decreto che – tra l’altro – prolunga la vita degli organi del Conservatorio dell’Aquila, del Commissario liquidatore delle Olimpiadi di Torino del 2006, del Commissario straordinario dell’Agenzia nazionale dell’autonomia scolastica, del Cocer, del Comitato per la verifica delle cause di servizio, della Commissione centrale per la definizione e applicazione delle speciali misure di protezione, del Consigilio nazionale della Pubblica istruzione, del Consiglio nazionale per l’Alta formazione artistica e musicale, dei contratti di servizio pubblico ferroviario, del Capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, dei revisori dei conti dell’Enea, degli organi di amministrazione della Fondazione Gaslini, della Triennale di Milano, della Fondazione Giuseppe Verdi, dei Commissari straordinari delle fondazioni lirico-sinfoniche, dell’Istituto italiano di studi filosofici, dell’Istituto italiano per gli studi storici, dei giudici onorari di tribunale, dei viceprocuratori onorari, dei giudici di pace, degli operatori economici danneggiati dai fenomeni vulcanici dell’Etna, dei permessi retribuiti per i consiglieri di Roma capitale e per i consiglieri circoscrizionali delle città metropolitane, del personale marittimo delle Capitanerie di porto, del Commissario straordinario di controllo sull’assegnazione delle quote latte, della Rai di San Marino, dell’Agenzia per la gestione dell’albo dei segretari comunali, dei servizi abusivi di taxi e noleggio con conducente – prendo fiato – questo decreto si chiama, comprensibilmente, “milleproroghe”.