Ho parlato duro con D’Alema, dopo che Veltroni mi aveva indirettamente rimproverato di aver nominato capogruppo europeo Burlando. Ero andato da lui per parlargli con calma dello staff e del suo funzionamento, mi sono incazzato e gli ho fatto una sfuriata. Mi pare la abbia accolta comprendendone i motivi. Abbiamo deciso di fare una riunione per capire come dobbiamo funzionare. Si vedrà. Ne ho avuto anche per Marchini, che lui è andato a visitare nel fine settimana. Gli ho detto omissis, lui ha confermato: “E’ dell ‘Opus Dei”. Quando ci siamo sentiti, domenica mattina, mi ha raccontato una battuta simpatica. Marchini aveva trovato un fungo. Lo aveva definito un “ex-porcino”. Lui gli ha detto: “Attenzione, perché se gli ex-porcini sono come gli ex-comunisti, si sa che cosa erano, ma non si sa cosa sono diventati”. Fine. La settimana forse comincia bene, in un buon clima politico e meteorologico.
Minniti
Martedì 3 D’Alema si incontra con le forze sociali, e l’avvio è ottimo. Ma la notizia viene sommersa dal voto sulla commissione per Tangentopoli, poi ci sono i sindaci che fanno il loro movimento, la discussione sulla legge elettorale… insomma il fatto non viene valorizzato. È un difetto della nostra comunicazione, in parte anche voluto perché D’Alema vuole partire basso, ma la cosa mette anche in rilievo altro. D’Alema è per tutti il leader politico, non solo il capo del governo. Quindi gli viene addebitato ogni fatto politico: il dialogo con il Polo è questione sua, i sindaci polemizzano con lui. Come si evita tutto ciò? lo penso che il problema sia sopravanzare il teatrino politico con la concreta attività di governo. Questo c’è da fare. E, anche, darsi una teoria all’altezza. Non so se è il caso di farlo all’assemblea congressuale, venerdì prossimo, forse lì no, ma bisognerà farlo alla prima occasione, con uno scritto, un saggio, un articolo, che affronti i temi fondamentali della politica oggi.
Da giovedì 22 ottobre sono a palazzo Chigi, nell’ufficio più grande. Me lo sono preso fottendolo a Minniti , anche se è eccessivo e scomodo. Dovevo evitare che intorno a D’Alema circolasse troppa gente. Sabato e domenica sono a Klagenfurt con il presidente ed una corte di miracoli di diplomatici e cortigiani: gente inutile, a volte dannosa. Al ritorno, in aereo, facciamo il piano per la prima settimana. D’Alema sembra ben intenzionato: ha fatto bella figura al vertice, ora vuole darsi da fare. Naturalmente dovrà radicalmente cambiare il suo modo di lavorare. Ne sarà capace?
Vi posto a puntate (ogni mattina, ore 8) una specie di diario (riletto, lo trovo assai ingenuo…) che tenni per un po’, all’epoca del governo D’Alema. La sera, o quando mi incazzavo perché non funzionava niente, o quando non avevo voglia di fare niente, buttavo giù appunti. Come sempre, lo facevo per un po’, poi mollavo, poi riprendevo. La mia incostanza classica. Ho solo sbianchettato qualcosa: ci troverete degli omissis. Ma riguardano solo persone gratuitamente offese.
Venerdì 16 ottobre 1998. D’Alema sta per mollare l ‘incarico di fronte alla difficoltà di mettere insieme Cossutta e Cossiga. Dopo aver incontrato Caltagirone tomo a Botteghe oscure e il quadro si va rapidamente evolvendo. Alle 13 Cossiga dichiara esplicitamente che vuole stare in maggioranza. Da allora la strada è in discesa. Alle 18 e 30 D’Alema va da Scalfaro (gustosi i preparativi, con il prefetto Immelli che arriva a Botteghe Oscure e si fa vedere da tutti i giornalisti, malgrado le mille precauzioni, e D’Alema che raggiunge il Quirinale su una Punto), la sera siamo a casa sua, io, Nicola e Cuperlo a fare il governo. Sono le 4 e 30 di sabato, comincio a pensare che l’avventura sta partendo. Il mio lavoro, dopo la pausa all’Unità, torna ad essere quello di sempre. È una condanna, un destino, o è quello che in realtà voglio fare?
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