Le elezioni sono passate, e sono andate come è noto. Si è trattato di un voto libero. La gente ha votato per l’Europa e per le personalità (Bonino, ma anche Prodi) più legate all’Europa. Se vogliamo essere fiscali il centro-sinistra è davanti al centro-destra. Perché non vuol dire granché? Perché l’interpretazione  corrente è che è finito l’asse D’A!ema-Marini  per le sconfitte dei due partiti. Questo è il punto. Che fare? Rimpasto? Vediamo i dati. Non mi sembra che abbia senso. La base del governo sta in Parlamento, e lì il Ppi ha una caterva di parlamentari che votano e devono continuare a votare, fino alla fine della legislatura. Tuttalpiù bisogna dare ai democratici (a Maccanico, per esempio) le riforme istituzionali. Rilanciare la coalizione sul piano programmatico, ideale, organizzativo, aggregativo, organigrammatico. Può farlo da qui Minniti, dato che né D’Alema (non può), né Veltroni (non sa) non lo faranno.

Cresce la preoccupazione per la lista Prodi. Sabato vado con D’Alema alla conferenza dei lavoratori del  Pds, lui interviene bene, io resto impressionato dal clima che c’è tra i dirigenti di Botteghe Oscure. In particolare Burlando mi sembra un po’ bollito. Il punto sono i sondaggi difformi. C’è Weber che dà Prodi al 19%. Non so se ha ragione, ma certo è il caso di preoccuparsi. E soprattutto di reagire. Veltroni ha una linea morbida, ed anche D’Alema tende a stare calmo. Per un verso è giusto così, dato che, dopo, Prodi dovrà stare in maggioranza. Ma bisogna alzare delle difese.

Tra un’ora dovrei vedere Veltroni. Gli dirò: 1) da anni non faccio né dico alcunché contro di te, mentre tu vai dicendo in giro che Velardi parla con i giornali, etc… ; 2) sono a disposizione. Poi non so, vediamo come va il colloquio, quale è il grado di verità che lui vorrà metterci.