Venerdì 9 vedo Geronzi. Parliamo di De Santis da collocare. È d’accordo. Parliamo della Treccani. Dice che mi farà incontrare Cappelletti. Parliamo di Torino. Dice che Masera, poi Arcuti, infine l’Avvocato sono stati scorretti e arroganti, e che lui non ha nessuna intenzione di procedere, anzi che combatterà strenuamente. Gli hanno annunciato l’Opa la domenica famosa, avevano predisposte tutte le procedure e lui ha detto no, per questi motivi e perché il piano puntava a distruggere Mediobanca. Ma si salverà e si rinnoverà Mediobanca? gli ho chiesto. E lui: “Sì, Cuccia ha un piano che prevede che Maranghi diventi presidente, Bernheim sia cacciato dalle Generali e Cingano diventi Ad”. E Banca di Roma? Guarderà al Monte dei Paschi.
Romiti
Grazia Volo, moglie di Liguori, incontrata in America e nuovo difensore della Baraldini, sta mandando una lettera a Diliberto. Le ho detto che il 5 marzo, quando D’Alema vedrà Clinton, vogliamo realizzare l’obiettivo di riportarcela in Italia. Lavoreremo intensamente per questo.
Lunedì 18 sera vediamo Prodi e Parisi a cena, a casa della commercialista di Gabrielli. Una casa piena di cani (quadri, ninnoli, sedie, poltrone, disegni, etc…) e con le pareti di legno verde. Prodi interloquisce all’inizio, poi si addormenta. Parisi dice assurdità con l’unico obiettivo di fare la guerra ai suoi amici di sempre, i democristiani Mastella, Cossiga, Mattarella, etc… D’Alema cerca di convincere Prodi a non presentarsi alle elezioni, pure in presenza della lista da lui promossa con Di Pietro e i sindaci. La serata è moscia, si ravviva solo nel finale quando torna l’accusa a D’Alema di aver complottato contro Prodi. Lui risponde che in quei giorni stava pensando a Linda ed al suo tumore. Parisi e Prodi accusano il colpo sul momento, poi con il loro tipico cinismo la simpatica discussione riprende.
La maledetta eredità negativa della sinistra rischia di farsi sentire sull’attività di governo: Ocalan, Telecom, scuola, centri sociali.
Il 26 e 27 novembre seguo D’Alema prima a Madrid e Bruxelles, poi a Bonn per l’incontro con Schroeder. Pranzo con Aznar, antipatico e supponente. Imponente accoglienza a Bonn, in elicottero e drappello d’onore a Colonia. In aereo do il via all’offensiva. Con il consenso di Dassù e Verderame parto lancia in resta contro Vattani, faccio la parte del pazzo, come sempre. La faccenda Ocalan è un casino e ci procura molti danni, non c’è niente da fare. Con D’Alema partono i soliti scazzi (sei un fascista, etc…). In realtà ha abbastanza ragione, peraltro io non do mai seguito alle mie invettive.