Giorni grigi: si cerca di realizzare il patto del lavoro (siamo al 14 dicembre), si lavora per districare l’affare Mose, l’affare Ocalan, l’affare scuola, l’affare 513, ma non ci schiodiamo. Il governo lavora benino, conquista una faticosa sufficienza, ma non va oltre. Il massimo sforzo per il minimo risultato.

Colaninno ha prima chiesto un appuntamento tramite Bersani, e poi ha visto D’Alema lunedì 14, sempre insieme a Bersani. Ha detto di aver ricevuto credito da un pool di banche americane per 40 miliardi di dollari. Con questi soldi lancerà un’Opa per l’acquisto del 25% di Telecom, pagano le azioni il 30% in più. Poi venderanno Tim (dove vogliono spedire Bernabé) magari ad Agnelli, acquisendo il controllo totalitario, venderanno Omnitel a Bendelsmann (un italiano – tipo Caltagirone – potrebbe prendere il 10%), e si candideranno per il 4° gestore della telefonia, utilizzando le ultime tecnologie (telefonino satellitare, etc…). Colaninno lavora con un gruppo di imprenditori del Nord-Est.

La maledetta eredità negativa della sinistra rischia di farsi sentire sull’attività di governo: Ocalan, Telecom, scuola, centri sociali.

Il 26 e 27 novembre seguo D’Alema prima a Madrid e Bruxelles, poi a Bonn per l’incontro con Schroeder. Pranzo con Aznar, antipatico e supponente. Imponente accoglienza a Bonn, in elicottero e drappello d’onore a Colonia. In aereo do il via all’offensiva. Con il consenso di Dassù e Verderame parto lancia in resta contro Vattani, faccio la parte del pazzo, come sempre. La faccenda Ocalan è un casino e ci procura molti danni, non c’è niente da fare. Con D’Alema partono i soliti scazzi (sei un fascista, etc…). In realtà ha abbastanza ragione, peraltro io non do mai seguito alle mie invettive.

Ho parlato duro con D’Alema, dopo che Veltroni mi aveva  indirettamente  rimproverato  di aver nominato  capogruppo europeo Burlando. Ero andato da lui per parlargli con calma dello staff e del suo funzionamento, mi sono incazzato e gli ho fatto una sfuriata. Mi pare la abbia accolta comprendendone  i motivi. Abbiamo  deciso di fare una riunione per capire come dobbiamo funzionare. Si vedrà. Ne ho avuto anche per Marchini, che lui è andato a visitare nel fine settimana.  Gli ho  detto omissis, lui  ha confermato: “E’  dell ‘Opus Dei”.  Quando  ci  siamo  sentiti, domenica mattina, mi ha raccontato una battuta simpatica. Marchini aveva trovato un fungo. Lo aveva definito un “ex-porcino”. Lui gli ha detto: “Attenzione, perché se gli ex-porcini sono come gli ex-comunisti, si sa che cosa erano, ma  non si sa cosa sono diventati”. Fine. La settimana forse comincia bene, in un buon clima politico e meteorologico.