Chi lavora per Salvini

Basta vederlo mentre si fa fotografare sorridente con in mano il pomodoro che gli hanno appena lanciato, o mentre sale trionfante su un predellino e riprende i contestatori di turno. Salvini sta costruendo la sua campagna elettorale sulle proteste e gli incidenti. Organizza e – innanzitutto – annuncia visite a campi rom (in vista della chiusura cruenta che auspica), fa comizi nei paraggi dei centri sociali di ogni città per facilitare le loro mobilitazioni, ieri a Porto Recanati è andato letteralmente in cerca di un hotel multietnico, giusto per farsi respingere. Sempre accompagnato da solerti funzionari di polizia, e naturalmente a favore di telecamere e taccuini. Realizzato l’obiettivo della contestazione, conclude in gloria ogni iniziativa dichiarando solennemente: “Io volevo solo dialogare, sono loro gli intolleranti, tornerò”. Visibilità totale garantita. E pure voti. Chi non sopportava Salvini continua a non sopportarlo. Ma i supporters si gasano, gli elettori della zona grigia si interessano al soggetto, e alle prossime regionali lo voteranno, in assenza – a destra – di opzioni alternative. Fin qui tutto normale, tutto chiaro per chiunque ne capisca un po’ (tranquilli, non parlo dei media lobotomizzati, che lo inseguono come cagnolini scodinzolanti). Bravo Salvini.

Il punto che mi incuriosisce è un altro. Ma come è possibile che tutti – dico tutti – facciano il suo gioco? Passi per i centri sociali, che in fondo hanno lo stesso problema di visibilità di Salvini e vi si specchiano, condividendone la confusa cultura di base, conflittuale e rancorosa. Passi pure per gli immigrati,  forse gli unici a credere ancora che nella grande piazza Italia non si combatte per un’inquadratura ma per obiettivi sociali e civili. Ma sconcerta che la banale operazione mediatica non sia stata compresa da sindacati e Pd, che ieri nelle Marche – leggiamo – hanno manifestato compatti contro Salvini. Contribuendo così ad accrescerne popolarità e consenso. Che stupidi.

(Conclusione un po’ nostalgica, per una volta consentitemela: all’epoca, se l’ultimo dei funzionari di partito fosse caduto in un tranello del genere, sarebbe stato destituito il giorno dopo).