Lode eterna al vecchio leone, che stamattina – con improbabilissima camicia nera e colletto bianco, cravatta a fiori, doppiopetto celeste, codino e sigaro tra le dita – si è preso, per l’ennesima volta nella sua lunga vita, il centro della scena politica. Andavano in cerca di dichiarazioni forti sul governo, i questuanti del circo delle banalità. Ma, mentre Berlusconi si arrampicava sugli specchi e rispondeva da vecchio politicante (non ho detto questo e quell’altro, il governo l’ho voluto io, pensate a cosa sarebbe successo se Togliatti o De Gasperi, il Pd se fosse democratico, la Cancellieri e bla bla bla), lui guardava tutti trionfante, con il più dolce e sornione dei suoi sorrisoni. Stava portando a casa le immagini dei Tg e i titoli dei giornali sui suoi dodici referendum, intascava la firma di Berlusconi ma si prendeva anche lo sfizio di dirgli che sbaglia tutto (“dai sempre la colpa agli altri e ti difendi male”), faceva l’ombrello a Travaglio, parlava all’Italia intera – e non solo ai quattro gatti radicali – di amnistia. Un gigante della politica (forse l’unico, insieme all’uomo del Colle, che infatti lo stima, ed ha solo sbagliato a non farlo senatore a vita), questo vecchio ragazzo di 83 anni, che regna su un partito dello zerovirgola, e forse sta regalando, con i suoi referendum, l’ultimo fiato di vita a questo paese in coma profondo.